Il falso mito dello «Stato innovatore»

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Il caso iPhone e il Il falso mito dello «Stato innovatore». Per gentile concessione dell’autore, un estratto da “La verità, vi prego, sul neoliberismo”, libro di Alberto Mingardi, uscito da poco per Marsilio. Per una settimana, tutte le sere, sul nostro sito troverete un teaser, una piccolo boccone del libro appena uscito. Ecco la quinta puntata.

Una delle affermazioni che hanno fatto la fortuna del libro di Mariana Mazzucato è che persino liPhone, questo presunto trionfo dellindustria privata, non esisterebbe senza intervento pubblico, sia perché, come già detto, Internet, senza il quale gli smartphone non servirebbero a nulla, sarebbe lesito delle scelte tecnologiche della DARPA, sia perché alcune delle componenti essenziali di questo formidabile oggetto sono anchesse a vario titolo e in vario grado il risultato di finanziamenti governativi.

Nella colonna dei debiti contratti con lo Stato, Mazzucato inserisce ad esempio il touch screen, il quale, nella versione utilizzata nei nostri smartphone e tablet Apple deriva dalle ricerche di Wayne Westerman, che sul tema scrisse la sua tesi di dottorato. È spesso lesperienza personale che porta a sviluppare un interesse per un certo problema: era il caso anche di Westerman. Egli soffriva infatti di una tendinite cronica al polso. Il suo intento era «elaborare una serie di gesti che potesse sostituire mouse e tastiera», difficili da usare per chi ha problemi alle mani. Westerman aveva una borsa di dottorato finanziata parzialmente dalla National Science Foundation e la sua alma mater, la University of Delaware, fu uno dei primi investitori nella sua start up, FingerWorks, che a un certo punto Apple ha finito per comprarsi.

Sarebbe questa la «direzionalità» della politica industriale? Non c’è dubbio che gli amministratori del patrimonio dellateneo fecero una scelta brillante, ma sembra più merito loro, che di una «politica pubblica» in senso proprio. Del resto, se il multitouch di Westerman è essenziale per il funzionamento di questi apparecchi da cui sempre più dipendiamo, una componente altrettanto essenziale della sua diffusione su larga scala è il Gorilla Glass con cui è fatto il vetro delliPhone (e dei suoi concorrenti): esito delle attività di ricerca di unimpresa privata e orientata al profitto, la Corning, che non sapeva bene che farsene prima che Jobs ne avesse bisogno per il suo telefonino.

Alberto Mingardi, La verità, vi prego, sul neoliberismo (Marsilio 2019)

(5.segue)

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