Cultura, tv e spettacoli

Il diktat del filosofo Galimberti: niente tv per chi dissente

Il professore toglierebbe il diritto di parola in tv a no vax e no green pass


Per vedere l’intervento, vai al minuto 26.50

La domanda del giorno è: ha senso portare un No Vax in tv per metterlo a confronto con un sostenitore del vaccino anti Covid? Le interpretazioni, in questo senso, si sprecano. Ne discutono da giorni conduttori e giornalisti di tutte le estrazioni (vedi Enrico Mentana). E lo hanno fatto ieri sera anche nel salotto di In Onda sotto la conduzione di David Parenzo e Concita De Gregorio.

Interrogato sulla questione, il professor Umberto Galimberti la mette così: “In questo modo si crea una tifoseria e non si risolvono i problemi – dice il filosofo – ma la malattia e il vaccino non sono una partita tra Inter e Milan. Queste trasmissioni non si devono fare”. E sin qui, nulla di strano. Opinioni personali, per quanto discutibili. Poi la stoccata: prof Galimberti, ma lei darebbe diritto di parola a chi espone tesi contrarie al vaccino e al green pass? “No, non gliela darei. Perché la televisione è un mezzo pubblico molto potente. E di rumore ne fanno già tanto di loro”. Insomma: censura totale sui non allineati, toglietegli microfoni e carta stampata, fate calare su di loro l’oblio. Anzi: a questo punto seguite alla lettera la “cura Monti” e fatevi somministrare dall’alto un’informazione “meno democratica”. Che quella, di sicuro, non conterrà tesi mal viste su green pass e vaccini. Subito dopo l’insigne filosofo, interviene il dott. Raffaele Bruno che ci mette il carico da undici. Invitare no vax e no green pass in tv? “La penso come il professor Galimberti. È come se lei facesse una trasmissione sulla mafia e invitasse Falcone e Totò Riina per discutere di chi ha ragione”.

Il punto da sottolineare, qui, è uno. Si continua a fare una gran confusione tra no vax e no green pass, che però son cose diverse. Si può essere supervaccinati e pure disposti alle diciassettesima dose, ma al tempo stesso contrari al lasciapassare. Si può contestare la strategia restrittiva del governo, e al tempo stesso mettersi in coda agli hub del generale Figliuolo. Oppure si può credere fermamente all’utilità di Pfizer e Moderna per gli adulti, conservando qualche riserva per i bambini sotto i 12 anni. Infine: si può fornire il braccio alla causa vaccinale, senza per questo abdicare al principio liberale secondo il quale ognuno decide per sé, soprattutto se lo Stato non impone l’obbligo. La strategia appare questa: mescolare no green pass con i creduloni no vax terrapiattisti, facendo di tutta l’erba un fascio. E così con la scusa di silenziare gli anti-vaccinisti del microchip sotto pelle, si finisce con lo zittire tutti gli altri. Anche insigni filosofi, pensatori, scienziati. Perché applicando il Galimberti-pensiero, allora i conduttori dovrebbero lasciare a casa pensatori del calibro di Giorgio Agamben (contrario al green pass) e Massimo Cacciari, che sulla filosofia del diritto e sulle restrizioni hanno molto da dire. Oppure bisognerebbe mettere alla berlina pure Andrea Crisanti, già ascoltatissimo televirologo, finito nell’angolo per aver espresso dubbi sul vaccino ai più piccoli. Vi sembra normale?

Ma in fondo di cosa ci sorprendiamo? Galimberti è quello secondo cui i terroristi sono meglio della Lega e che non vorrebbe mai essere figlio della Meloni. Eppure lui continuano ad invitarlo in tv. Nonostante tutto.

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