Il generatore automatico di editoriali anti-Trump

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A beneficio degli utenti di NicolaPorro.it, diffondiamo un breve e schematico vademecum di politica estera e geopolitica: quello in uso – da decenni – presso i commentatori della stampa progressista, gli editorialisti politicamente corretti e i grandi inviati internazionali.

Scenario uno. Se c’è una crisi e gli Stati Uniti intervengono, per costoro ci sono due spiegazioni possibili. La prima: gli Stati Uniti sono imperialisti. La seconda: gli Stati Uniti vogliono il petrolio. È ammesso il cumulo delle motivazioni nei casi più gravi, quando l’editorialista deve manifestare un sovrappiù di indignazione civile. L’editorialista chic deve solo ricordarsi di non evocare il petrolio rispetto ai territori sprovvisti di risorse energetiche.

Scenario due. Se c’è una crisi e gli Stati Uniti non intervengono, per costoro ci sono due spiegazioni. La prima: gli Stati Uniti sono isolazionisti. La seconda: non c’è petrolio. Anche in questo caso, è ammesso il cumulo degli argomenti.

Questi scenari sono le due ipotesi base. Naturalmente, è possibile articolare ancora l’albero delle eventualità, con quattro sotto-scenari.

Sotto-scenario uno. Il presidente Usa è repubblicano e interviene: è il solito yankee che pensa di fare il poliziotto del mondo.

Sotto-scenario due. Il presidente Usa è repubblicano e non interviene: è insensibile ai diritti umani.

Sotto-scenario tre. Il presidente Usa è democratico e interviene: sta promuovendo libertà e democrazia.

Sotto-scenario quattro. Il presidente Usa è democratico e non interviene: va capito, l’opinione pubblica americana non tollera altre perdite di vite umane.

Con questo generatore automatico di casi e risposte, l’editorialista-tipo può affrontare qualunque crisi in qualunque teatro, andando sul sicuro. Nel caso si tratti di un commentatore televisivo di sinistra, si raccomanda, oltre a trucco e parrucco d’ordinanza, di assumere un’espressione grave e accigliata, adeguata alla serietà del caso. Consigliatissima una smorfia di disapprovazione mentre si commenta l’operato di un presidente repubblicano, da non confondere con una mimica distesa, empatica e consapevole, raccomandatissima quando invece si dà conto dell’operato di un presidente democratico.

Daniele Capezzone, 13 ottobre 2019

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