Cronaca

Il giallo continua: “Malati di cancro conteggiati come morti Covid”

© kanchanachitkhamma e loops7 tramite Canva.com

Non c’è nulla da fare. Dopo circa quattro anni dall’inizio di una strana pandemia a bassa letalità, non riusciamo proprio a liberarci da una ossessione che sembra avere tutti i caratteri del delirio. Tant’è che i principali organi di informazione del Paese stanno ricominciando a sparare numeri a caso e avvertimenti in merito alla presunta recrudescenza di un virus considerato il più cattivo della storia.

Covid, in Italia +44% casi in 7 giorni, da 14.866 a 21.309”, questo il titolo di un allarmante articolo pubblica dall’Ansa. Ma è ciò che leggiamo del testo che lascia letteralmente basiti, come se l’istruttiva esperienza di questi anni di follie sanitarie allo stato puro non sia servita assolutamente a nulla sul piano della conoscenza collettiva. Dopo aver sottolineato che l’incidenza dai famigerati casi per 100 mila abitanti in una settimana è passata da 24 a 31, l’anonimo articolista dell’Ansa passa ad esaminare la situazione ospedaliera: “Lieve crescita dei ricoveri in Area medica al 3% rispetto al 2,7% della scorsa settimana con un totale di 1.872 posti letto occupati. Cresce lievemente l’occupazione delle terapie intensive (0,6% rispetto allo 0,4% della precedente rilevazione) dove sono ricoverate 49 persone.  La fascia di età che registra il più alto tasso di incidenza settimanale per 100 mila abitanti è la fascia degli anziani con più di 90 anni (69 casi per 100 mila abitanti), in aumento rispetto alla settimana precedente, e l’incidenza è in aumento anche in tutte le altre fasce d’età. L’età mediana alla diagnosi è di 56 anni, sostanzialmente stabile rispetto alle settimane precedenti. La percentuale di reinfezioni è in aumento e intorno al 39%.”

Quindi, per sintetizzare, ancora una volta si va a cercare con il lanternino un virus oramai ubiquitario, che di conseguenza  trovi a colpo sicuro, ma che non rappresenta da molto tempo un problema diverso rispetto a tanti altri virus con cui conviviamo dalla notte dei tempi, tuttavia in questo caso dovremmo comunque mantenerci in una condizione di allerta a tempo indeterminato senza uno straccio di motivo plausibile.

Una condizione di allerta perenne che, come già analizzato su queste pagine, viene reiterata con una recente circolare del ministero della Salute. In particolare, nel documento viene tolto l’obbligo di effettuare il tampone per gli asintomatici che arrivano al pronto soccorso o che debbono subire un ricovero, mentre per i sintomatici scattano i test, anche per la ricerca di altri virus (influenzali A e B, VRS, Adenovirus, Bocavirus, Coronavirus umani diversi da Sars-CoV-2, Metapneumovirus, virus Parainfluenzali, Rhinovirus, Enterovirus), rafforzando in questo modo il concetto di una Repubblica fondata sui tamponi.

Inoltre, come spiega quotidianosanità.it, “per i pazienti, pur asintomatici, che devono effettuare ricovero o un trasferimento (sia programmato che in emergenza) in setting assistenziali ad alto rischio (es. reparti nei quali sono presenti pazienti immunocompromessi e fragili, strutture protette, rsa, etc.) è indicata l’effettuazione di test diagnostici per Sars-CoV-2.” A questo punto, però, la domanda sorge spontanea: se un paziente di turno, magari portatore di un banale raffreddore, rifiutasse di sottoporsi al trattamento sanitario obbligatorio costituito dal citato tampone, esercitando in pieno i suoi diritti costituzionali, verrebbe forse rimandato a casa?

Nel frattempo, in attesa che le nostre massime autorità sanitarie si sveglino dal lungo sonno della ragione, decretando una volta per tutte la fine di questo inguardabile teatrino, continua la conta demenziale dei morti. Ho infatti ricevuto più di una segnalazione da parte di persone che hanno recentemente perso alcuni parenti molto anziani, tutti malati di cancro terminale, il cui decesso è stato ancora una volta attribuito al Covid, tanto per cambiare.

Claudio Romiti, 9 settembre 2023

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