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Il Giro d’Italia, Ciccone e l’ossessione del Covid

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Per il quarto anno consecutivo il Giro d’Italia si svolge sotto la spada di Damocle del Covid-19. Sebbene i responsabili della corsa rosa abbiano eliminato tutti i protocolli anti-coronavirus, lasciando alle singole società di gestire in autonomia l’eventualità di trovarsi con atleti positivi al tampone, Giulio Ciccone, uno dei beniamini del ciclismo nazionale, ha deciso di non prendere il via.

Una scelta presa di comune accordo con i dirigenti della sua squadra, malgrado manchino ancora 6 giorni alla partenza ufficiale della prestigiosa corsa a tappe.
Da quel che si è capito, il forte scalatore abruzzese é risultato positivo al tampone già durante l’ultima Liegi-Bastogne-Liegi, che si è svolta il 23 aprile, ma denunciando ovviamente sintomi lievi.

Inoltre, fatto assolutamente paradossale, il medico della Tek-Segafredo, la società di Ciccone, ha così commentato la vicenda del suo ciclista in relazione all’abolizione dei citati protocolli anti-Covid: «Oggi si tratta di una normale influenza. Il virus non può più essere paragonato a quella variante aggressiva e pericolosa con cui eravamo abituati a confrontarci al momento del picco pandemico».

Ora, in merito agli atleti colpiti da malanni in prossimità di un evento importante, vorrei ricordare che ai recenti mondiali di sci, che si sono svolti in Francia, la nostra Federica Brignone ha vinto la medaglia d’argento nel supergigante, dopo essersi imbottita per tre giorni di antibiotici a causa di una forte bronchite concomitante. Ma dato che non era Covid, che l’orrenda comunicazione del terrore ha trasformato nella più grave malattia della storia umana, nessuno si è minimamente allarmato per una affezione batterica che non è mai da prendere sotto gamba.

La stessa comunicazione del terrore che ancora oggi, come ben vediamo nel caso di Giulio Ciccone e di altri suoi colleghi – anch’essi, seppure senza sintomi, lasciati a casa per un eccesso di scrupolo da parte delle relative squadre, dimostra di aver lasciato profonde cicatrici nelle nostre società.

Ed è per questo che, come ho già avuto modo di scrivere su queste pagine, che sarebbe molto importante ai fini di un totale ritorno alla normalità che i vertici del potere politico, sostenuti in questo dalla scienza dei fatti e non da quella delle suggestioni, mettessero la parola fine ad una questione virale che è rimasta solo nei nostri incubi. Il Sars-Cov-2 è endemico da un bel pezzo e non rappresenta più un serio problema anche per i soggetti fragili, come come non lo è mai stato per le persone sane. Numeri dalla testa dura docet.

Claudio Romiti, 30 aprile 2023

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