Politica

“Il green pass ci rende liberi”. Sì, come in Unione Sovietica - Seconda parte

Nuove restrizioni, non vaccinati discriminati, mascherine ovunque: e questa sarebbe libertà?

Inoltre, per dirla tutta, una presunta, ma molto presunta libertà riottenuta sulla base di un abominevole ricatto perpetrato prima col lasciapassare semplice, e poi con quello rafforzato, non pare cosa degna di grande giubilo.

In realtà  la libertà di cui godevamo in precedenza, e che  alcuni Paesi, su tutti la Svezia, non hanno mai perso senza provocare una ecatombe di morti, noi oramai ce la sogniamo. Costretti ad una vaccinazione senza limiti, nell’intento folle di inseguire un virus che muta rapidamente, ad indossare le mascherine  ovunque ed a vivere, per così dire, una socialità distanziata e sterile sotto tutti i punti di vista, abbiamo accettato in massa una nuova normalità di stampo sovietico, una sorta di comunismo vaccinale. L’unica differenza e che, mentre nel paradiso fondato da Lenin le file si facevano per il razionamento della carne, nell’Italietta del coronavirus ci si mette in coda per eseguire un tampone il quale è ritornato prepotentemente in auge ma, si badi bene, non abbastanza per consentire ai non vaccinati di bersi un sacrosanto caffè al bar.

Claudio Romiti, 25 dicembre 2021

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