Il lockdown costa quasi 900 milioni al giorno

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“Difficile isolare un’area metropolitana. Adesso servono decisioni più radicali. Il lockdown generale non è da escludere da subito”. Confesso di non sapere un granché di cosa faccia un infettivologo. Ma se è da queste parole che devo giudicare la qualità del suo operato qualche domanda necessariamente me la pongo.

Abuso di Dpcm

Sconcerta infatti la leggerezza con cui stimati specialisti – come ad esempio Massimo Galli direttore del reparto malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano – invocano misure così drastiche e restrittive delle libertà personali. Ed il fatto che queste scelte siano già state prese alcuni mesi fa, non è che un’aggravante. “Abbiamo visto sospendere o intaccare a colpi di atto amministrativo una quantità di diritti costituzionalmente tutelati; ne conto almeno nove: dalla libertà personale, alla libertà di circolazione, di riunione, di culto, di espressione del pensiero, di insegnamento, di iniziativa economica, alla tutela giurisdizionale e alla proprietà privata”.

Il senatore Alberto Bagnai è stato il primo a rilevare pubblicamente nel dibattito parlamentare del 21 aprile 2020 l’anomalia e l’abuso dei Dpcm. È vero che quando c’è la salute c’è tutto. La Costituzione lo disciplina come diritto fondamentale dell’individuo all’articolo 32. Ma non è un dovere o un diritto tale, la cui tutela sia tale da soverchiare diritti altrettanto importanti (e forse più) come ad esempio il lavoro di cui viene fatta menzione all’articolo 1 della nostra carta. La nostra è una repubblica democratica fondata sul lavoro non sulla salute.

Pesanti ripercussioni

Altrettanto sconcertante è la superficialità con cui si invoca la chiusura di interi settori produttivi in quanto “non necessari”. Per due motivi. 1. Come ha detto il deputato Guido Guidesi nel dibattito parlamentare del 28 ottobre: “Non esistono lavori non necessari. La dignità non è data dal lavoro che si fa quanto dal fatto di poterlo fare”. 2. A ciò si aggiunga che il lockdown ha un costo che il medico e l’infermiere non sopportano così come i tanti dipendenti pubblici. Ma la maggior parte dei cittadini che non hanno uno stipendio fisso sì. Non credo che un medico lavorerebbe volentieri gratis. E sarebbe cosa buona e giusta quantificare il costo del lockdown per un’intera economia prima di invocarlo con sconcertante superficialità.

Si può fare? Ma certo che si. Nel 2019 l’Italia ha contabilizzato i seguenti livelli di Pil trimestrale: 431 miliardi nel primo e nel quarto. 432 miliardi nel secondo e nel terzo. Numeri facili da ricordare. Il reddito trimestrale dell’Italia era pari a 430 miliardi prima della pandemia. Nel secondo trimestre del 2020, quello più colpito dalla completa clausura economica, il reddito è stato di 355 miliardi. A conti fatti il lockdown costa 77 miliardi a trimestre (432 miliardi del secondo trimestre 2019 cui vanno sottratti i 355 del trimestre 2 nel 2020). O se preferite 855 milioni al giorno. Quasi 900.

A tanto ammonta il reddito perso di cui però non si può rendere conto chi a fine mese continua ad essere retribuito. Perché vedete, quando Giuseppe Conte parla di pandemia vi è chi si commuove e chi invece piange. Il secondo a differenza del primo non ha l’accredito dello stipendio il 27 del mese.

Fabio Dragoni, 2 novembre 2020

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