Politica

Il martire Speranza e il passo indietro: “Ho lavorato troppo durante il Covid”

La candidatura in Basilicata, che Conte e Schlein volevano proporgli, l’ha rifiutata. Perché? “Vivo sotto scorta”

Roberto Speranza © da-kuk tramite Canva.com

Il martire Roberto Speranza spiega perché non si è candidato alla guida della Basilicata, la sua Regione, visto che attorno al suo nome con ogni probabilità il campo largo si sarebbe radunato senza grossi problemi. Molto si è detto e si è scritto in queste settimane, anche con retroscena che l’ex ministro della salute ha dovuto smentire: “Io gioco in nazionale e mi volete far tornare in serie B”, la frase attribuitagli. Vero? Falso?

Per cercare di diradare le nubi, l’ultima grossa come un macigno vergata oggi dal Foglio: “Chino nel suo studio, l’ex ministro non cercava la biro bensì un alibi per non correre alle elezioni regionali. Il principio è questo: se un posto non è sicuro, va rifiutato”, scrive Salvatore Merlo. Pure qui: vero? Falso? Stesso veleno versato da Rosy Bindi, fuoco amico: “Speranza ha sbagliato a rifiutare, ci sarebbe stata l’unità del centrosinistra e probabilmente avrebbe vinto le elezioni. Magari avrebbe rimesso a posto la sanità della regione. Siccome i giovani non sono abituati a fare questi sacrifici, siamo di fronte a questa situazione”.

Per l’ex ministro si tratta di “ricostruzioni insensate”. Che partirebbero da una “rimozione di fondo inaccettabile”. Quale? “Cosa ha significato e quali siano le conseguenze dell’essere stato ministro della salute durante la pandemia da Covid 19”. Il martire Speranza è stanco, in soldoni. E svuotato dal “carico di responsabilità” che ha avuto “sulle mie spalle negli oltre tre anni di mandato a cui ha fatto seguito anche una clamorosa inchiesta giudiziaria“. Ore e ore di lavoro, un carico “inimmaginabile”, “senza alcuna pausa con decisioni quotidiane che incidevano sulla vita quotidiana di milioni di italiani”. Non è un caso, sostiene, se durante il suo mandato si sono succeduti 4 ministri francesi, 3 inglesi e 2 tedeschi. “Ce lo chiediamo pure noi il perché”, potrebbero dire i maligni visto che i risultati – tra chiusure e green pass – non sono poi stati dei migliori.

Fatto sta che Roby non ce la fa più. Vuole una pausa da ruoli seri, preferendo respirare godendosi la vita da “parlamentare semplice”. “A Giugno del 2023 ho guidato la comunità di Articolo Uno ad aderire al nuovo Pd di Elly Schlein – scrive su Facebook – che avevo sostenuto al congresso di Febbraio. Da quel momento sono un semplice deputato di opposizione. Non ho chiesto nessun incarico né a livello di partito né a livello di gruppo o di commissione”. E poi ricorda le “incessanti minacce di morte e gli insulti quotidiani da schegge della galassia No Vax”. Ricorda le “continue istigazioni all’odio personale sui social” e “di un pezzo limitato ma molto rumoroso del mondo editoriale”. Un clima, sostiene, che sarebbe peggiorato “da quando è stata annunciata la commissione parlamentare d’inchiesta sul Covid” e che lo costringe “a vivere sotto scorta”.

Per questo, insomma, a Conte e Schelin ha detto “no grazie”. “Lo ho fatto anche per rispetto alla terra che amo, la mia Basilicata. Chi si candida a guidarla deve essere pronto a dare tutto se stesso, 24 ore al giorno, anteponendo questa funzione ad ogni altro pensiero o preoccupazione. Proprio come ho fatto io negli anni da ministro. Candidarsi a guidare una regione è una scelta di vita che richiede un impegno totale. Giudico offensivo anche solo pensare ad un lavoro part time come qualcuno sembrerebbe suggerire”. A questo aggiunge anche una nota politica: il suo modo di vedere le istituzioni non prevede “il salto da una candidatura all’altra in tempo così breve”.

di Franco Lodige, 19 marzo 2024

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