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Il mini lockdown di De Luca punisce chi lavora

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1920-1933: Stati Uniti d’America – proibizionismo americano – divieto di produrre, vendere e trasportare bevande alcoliche. 2020: Regione Campania – proibizionismo campano – il presidente della Campania Vincenzo De Luca con un ordinanza prevede il divieto (dalle ore 22 alle ore 6) per tutti gli esercizi commerciali della vendita con asporto di bevande alcoliche, di qualsiasi gradazione e ancora il divieto del consumo di bevande alcoliche nella aree pubbliche.  Il problema non è solo l’alcool e gli assembramenti che esso è capace di creare, perché l’ordinanza prevede, inoltre, lo svolgimento di feste e di ricevimenti con massimo 20 partecipanti.

Vittime della chiusura 

In molti lo hanno definito un “mini-lockdown”, ma tranquilli che di un nuovo lockdown generale in Italia non se ne parla, o almeno viene escluso da parte delle massime cariche come Giuseppe Conte che parla di interventi circoscritti qualora si verificassero focolai specifici.  Non mi permetto di contraddire De Luca o chiunque come lui in questi ultimi mesi si è trovato dinanzi situazioni difficili da gestire, non contraddirlo non vuol dire però essere d’accordo con i provvedimenti adottati, che invece mi permetto di commentare in buonafede. Limitare gli alcolici in determinate fasce orarie oppure limitare il numero di persone ad una festa (comunione, battesimo etc.) francamente non credo sia la soluzione al problema dell’attuale situazione Covid in Campania che ci viene presentata come situazione tragica, ma che di tragico per fortuna ha veramente poco.

Inevitabile come gli avvertimenti del tipo “evitare assembramenti” “mantenere le distanze” nei luoghi della cosiddetta movida perdono di valore quando in primis su mezzi pubblici (pullman, metrò) e in luoghi pubblici (ad esempio dinanzi le scuole o gli uffici postali) queste due misure non vengono rispettate. Ma al di là delle contraddizioni, che hanno caratterizzato quest’ultimo periodo, ci rendiamo conto come alla fine a rimetterci sono sempre gli stessi: ristoratori o coloro che semplicemente gestiscono un bar, che già dalla fine del lockdown si trovano in una situazione di precarietà, dato che non possono far funzionare le loro attività al massimo; basti pensare al numero di coperti di un ristorante diminuito per rispettare le varie distanze tra i tavoli.

Dittatore più che sceriffo

Nonostante il fatto che tali decisioni possono essere giustamente discutibili, il governatore campano è stimato da molti. L’exploit delle recentissime elezioni regionali, conferma l’idea secondo la quale, i campani, vedono in De Luca un governatore capace di amministrare bene la sua regione, altri invece vedono in lui uno “sceriffo”, io invece ci vedo un “dittatore” che deve gran parte della sua fortuna elettorale al Covid. Per non fraintenderci: “dittatore” di un regime sanitario e di un virus che al momento non è più letale quanto i primi mesi della pandemia. Ma tener d’occhio il “tasso di mortalità” del virus anziché il numero di contagiati/positivi è da negazionisti, da incoscienti o ancora peggio da persone pericolose che da un momento all’altro si improvvisano virologi. In realtà non è altro che prestare attenzione ai fatti con occhi diversi, e non con gli occhi di chi invece fornisce una visione apocalittica della realtà perché oramai, inconsapevolmente, investito da un determinato “terrorismo dell’informazione”

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