Il “modello Conte“ è stato un fallimento

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Ho la soluzione per uscire dal baratro dove ci hanno fatto precipitare: dichiarare la guerra alla Sud Corea. La perdiamo, i sudcoreani ci invadono, governano loro, e noi usciamo dal baratro sanitario. Garantito: per ogni morto di Covid che hanno avuto loro, noi ne abbiamo avuti 120. Nella macabra gara a chi ne faceva morire di più, per una volta abbiamo vinto noi: Italia 30 mila, Sud Corea 250. Non vorrei essere troppo inquisitivo ma, di grazia, quanti avrebbero dovuto essere i morti per deporre le armi e decretare il fallimento delle nostre misure anti-pandemia?

No, perché, ci stanno dicendo: attenti che se le infezioni salgono si torna a chiudere. Ma perché, la chiusura ha dato risultati? Se sì, ditemi quanto avrebbero dovuto essere i morti per dubitare del successo. Non bastano 30 mila? E quanti dovevano essere! A commento di quelli che a Milano sono stati multati per aver rivendicato un quarto d’ora di gioia, c’è chi ha detto che non bisogna abbassare la guardia. Possibile che 30 mila morti non lascino nessuno col dubbio che, forse, abbiamo sbagliato tutto? L’informazione unica ci avverte di quanto Donald Trump abbia sbagliato tutto, in proposito. Vero, verissimo. Ma quella stessa informazione unica s’astiene dal notare che, al confronto, l’Europa è un ecce homo. E per Europa intendo la Ue, cioè senza contare il Regno Unito, che è messo malissimo. Hanno tutti copiato il modello-Conte, ed ecco il risultato.

Credo d’essermi perso qualcosa, perché non mi pare di aver sentito alcun grido di protesta per l’invereconda umiliazione che abbiamo dovuto subire: puoi andare a trovare gli affetti stabili, con definizione di “stabili” a seguire. Cioè – ma possibile che nessuno provi ribellione? – viviamo in un Paese ove lo Stato decide quali sono i tuoi affetti, e la cosa diventa, al massimo, oggetto di vignetta umoristica. A nessuno fa orrore questo gioco cinico e sadico: giochiamo a vedere sino a quanto questi sopportano, fin dove possiamo spingerci. Sono al delirio d’onnipotenza: guarda che ti chiudo in casa a chiave e butto la chiave. Posso visitare la fidanzata? Sì. Un’amica? No. E dove sta la differenza? Nella copula. E un amico? Posso andare a trovare un amico? No. Ma signor marchese del Grillo… è il mio “amichetto”. Allora sì. E dove sta la differenza fa? Lasciamo perdere.

Viviamo in uno Stato pornografico. D’altra parte pensate alle quote rosa. È da quando esistono ‘ste quote senza che alcuna donna protesti, che mi vien da rivedere i miei pregiudizi sulla parità dei sessi. Chissà, magari i mussulmani vedono più lontano. Ditelo come volete, ma il fatto è che la scriminante della quota-rosa, la differenza del supposto privilegio, sta solo là, dove non batte il sole. Io, fossi le donne, mi vergognerei come un ladro, ma le donne non sono io. Di nuovo, sono sbagliato io, visto che la cosa è considerata conquista di civiltà.


Da cervelli così formatisi, come potevamo pretendere che l’amicizia, così priva di elementi pornografici, fosse considerata affetto stabile. A dispetto del fatto che è quello che ha massime garanzie di stabilità. L’amicizia non si tocca. Rarissima, non è una conquista, ma sorge spontanea, tipicamente nel momento ludico della vita, nell’infanzia o nell’adolescenza. E non richiede contratto e, dopo quello filiale, è forse l’affetto più stabile che c’è. Mai con le mogli degli amici e mai con le amiche della moglie, no?

Non dobbiamo, non possiamo, non vogliamo permettere a uno Stato privo di cuore di legiferare sugli affari di cuore. Che è poi uno Stato privo anche di cervello: in due mesi ne ha fatti morire 30 mila. Credo sia venuto il momento di ribellarsi, tutti. Torniamo alla vita. Riprendiamocela. Tutti. Voglio vedere come multano milioni di noi.

Franco Battaglia, 13 maggio 2020

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