Il Pd prepara il blitz per lo ius soli

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L’emergenza pandemica ha falcidiato 10 punti percentuali di Pil, generato una crisi socio-economica con un veemente impatto sull’occupazione e sfinito moralmente gli italiani, ma il Pd ripropone la crociata sullo ius soli come se orbitasse in una galassia cosmica distante dalla realtà.

La legge sulla cittadinanza targata Pd

Ed ecco l’ex viceministro all’Interno Matteo Mauri, fresco di nomina come responsabile dell’Immigrazione del Pd, annunciare l’offensiva dei “lettiani” sulla legge di cittadinanza per i nuovi italiani. Per il deputato dei dem, in un’intervista rilasciata a Repubblica, l’obiettivo dello ius soli va centrato entro la fine della legislatura, sostenendo che «la legge sulla cittadinanza non può più attendere». La priorità per la sinistra, abituata ad involarsi sui cieli dell’astrazione, non è reimmettere nel circuito occupazionale le centinaia di migliaia di persone espulse dal mercato del lavoro a causa della pandemia, ma individuare nel canale migratorio quella “manodopera” elettorale che ha sempre più difficoltà a reclutare fra gli italiani.

Ius soli? Una riforma superflua

L’acquisizione della cittadinanza non può diventare un automatismo, dovendo essere, invece, la consacrazione di un percorso di autentica integrazione. Inoltre, i dati sul tasso di naturalizzazione pongono l’Italia (2,54%) sopra la media Ue (2%), attribuendo allo Stato italiano un primato nella concessione della cittadinanza che rende superfluo ogni innovazione normativa dedicata alla materia. Perché si dovrebbero semplificare i criteri per accedere al titolo di cittadino se deteniamo i livelli più alti in Europa sul suo conferimento? È evidente che nel Pd prevale un’impostazione ideologica che lo esonera dall’analisi dei numeri, che fotografano la funzionalità della vigente legge sulla cittadinanza.

Un impetuoso flusso migratorio

Nell’intervista citata, l’esponente dei dem ipotizza un percorso comune con le forze politiche coalizzate nel Conte II, prefigurando persino una mobilitazione affinché il Parlamento avverta la pressione della piazza. La sinistra una volta si mobilitava per il lavoro, mentre oggi si galvanizza per rivendicare diritti che sono già nella disponibilità di chi dimostra di detenere i requisiti di legge. Si parla di ius soli “temperato” e ius culturae, subordinando la concessione della cittadinanza a criteri sempre più laschi, per mascherare il vero obiettivo dell’automatismo che avrebbe come effetto quello di calamitare sui nostri confini un impetuoso flusso migratorio, indotto a manifestarsi con straripante forza dai generosi benefici connessi all’ottenimento accelerato della cittadinanza.

Intanto, il Parlamento danese ha varato una legge, su impulso del governo socialdemocratico guidato da Matte Frederiksen, stabilendo che le richieste di asilo e analoghe forme di protezione internazionale vengano istruite in un “Paese terzo”. Dunque, per i progressisti scandinavi i confini sono sacri e non violabili. Tuttavia, la sinistra nostrana fa fatica a ricongiungersi con la realtà, rimanendo vincolata ai dogmi inattuali di un’accoglienza non integrata in un quadro di sostenibilità.

Andrea Amata, 5 giugno 2021

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