Il piccolo Napoleone e Fouché

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Fare la lotta alla Casta dalla Costa (Smeralda) è dura, molto dura ma non ancora impossibile. Luigi Di Maio, che è sempre così sprezzante, non disdegna di essere sprezzante anche verso il comune senso del ridicolo che, purtroppo, non ha. Le foto che ritraggono la sua dolce vita in Sardegna in compagnia della fidanzata sono eloquenti e dicono che il rivoluzionario è diventato console, che il simbolo dell’Anticasta ha presto preso le sane abitudini della Casta. Per me, che distinguo tra morale e moralismo, è una buona notizia. Per i grillini, che confondono la virtù con Tartufo, non tanto.

Infatti, i grillini hanno conquistato il potere grazie a un forte risentimento sociale che montava da tempo nei confronti di un’élite che si era ribellata ai suoi doveri di governo. La ribellione delle masse ha la sua radice nella rivolta dell’élites che si sono dedicate ad una concezione turistica della vita che hanno maturato grazie alle comodità e ai benefit piuttosto che alla necessità di governare il Paese anche con scelte impopolari. Più o meno il fallimento dei governi della cosiddetta Seconda repubblica è riassumibile in questa “filosofia”: chi se ne fotte se tutto va a rotoli, tanto io sto bene come sto. Così è arrivata la crisi e la fine del ceto medio e con essi la ribellione dell’uomo-massa che mangia pane e rabbia. Ma oggi le cose vanno meglio?

Oggi le cose vanno peggio rispetto a quando andavano male. L’Italia, nonostante i decreti sblocca qua e sblocca là, è un paese bloccato, fermo, immobile. L’élite populista di oggi è peggiore dell’élite esclusiva di ieri. Il governo Conte è inesistente e sta in piedi proprio perché non esiste. Ma sbaglia chi lo giudica guardando i risultati inconsistenti perché la sua logica non consiste nel governare bensì nell’occupare. Cadrà quando andrà in crisi questa occupazione assembleare liceale e quando il rischio di perdere la poltrona sarà accettato per riprendersela.

Luigi Di Maio è il principe di questa logica dell’occupazione visto che somma in sé sia cariche istituzionali sia funzioni politiche: vicepremier, due volte ministro, leader di partito, fidanzato. Più che un grillino sembra un nipote di Napoleone. Neanche “quell’altro là”, il suo antagonista Matteo Salvini, che pure ha evidenti manie di grandezza e crede di poter essere in cielo in terra e in ogni luogo come chissà chi, ha tante cariche e tanti ruoli in commedia. Il Capitano più che un napoleonide si accontenta di essere Fouché.

La rabbia popolare gonfia l’illusione dell’affidabilità della Lega e dà ancora forza alla disonestà intellettuale dell’onestà del M5s. “Deve passare la nottata”, dice Gennaro nell’ultima scena di Napoli milionaria, e la nottata di questa misera Italia declinante durerà fino a quando ci saranno ancora rabbia e risentimento. Il compito che il piccolo Bonaparte e Fouché si sono scelti è proprio quello di alimentare il malessere italiano indicando di volta in volta le colpe e i colpevoli con cui prendersela se non si sta più bene come quando si stava peggio. Bonaparte e Fouché hanno avuto buon gioco fino ad ora nel dire sempre che è tutta colpa dell’Antico Regime. Del resto, anche Renzi aveva fatto della rottamazione la sua arma principale e questi due qua altro non sono che dei renziani più renziani di Renzi con l’unica differenza che non vogliono rottamare fino in fondo perché ciò che interessa loro è reificare lo stato d’animo del vittimismo, dell’autoassoluzione, del capro espiatorio. E’ un circolo vizioso in cui tutti, prima o poi, diventano Antico Regime.

Fino ad ora questo giochetto è riuscito ed è riuscito molto meglio a Salvini, con i suoi modi plebei, che a Di Maio, che tende a credere alle sue stesse bugie che gli dicono che è uno statista. La storia della loro fortuna è tutta nello stato d’animo della rabbia dell’ex italiano medio che preferisce il peggio di oggi alla mediocrità di ieri. Ma lo stato d’animo è come il vento, cambia.

Giancristiano Desiderio, 31 luglio 2019

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