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Il populismo va bene se lo usa Mattarella

mattarella vaccino

La scenetta di Mattarella che va in ospedale a farsi vaccinare “dopo avere atteso il suo turno” va ascritta al classico populismo progressista. Difatti l’hanno esaltata i giornali d’ordine e di regime. Non è da queste cose che si misura la dignità della democrazia: trattasi con tutta evidenza di pura propaganda, il capo dello Stato, “dopo avere aspettato il suo turno come qualunque altro cittadino” avrebbe potuto far venire un infermiere al Quirinale senza spesa e senza chiasso mediatico.

Basta con “l’uno vale uno”

Ma c’era da dare l’esempio, c’era da offrire l’immagine icastica del Presidente che, la mascherina in faccia, si fa immunizzare. La democrazia paternalista, ammonitrice. Ma i privilegi, reali, restano ed è normale sia così. Un capo di Stato non è come gli altri, le sue responsabilità, il suo potere, sono enormi, la pressione anche: cosa c’è di strano se vive al Quirinale, se gode della tenuta di Castelporziano? È un fatto di rappresentanza, di immanenza e di potenza delle istituzioni e solo gli sciocchi possono contestarlo al grido “uno vale uno”, formula ipocrita come nessuna, subito tradita dai suoi apostoli.

La democrazia evoluta non pretende l’eguaglianza di facciata, pauperistica ma meccanismi di controllo del potere e dei suoi privilegi. Per esempio, la possibilità di contestare un lockdown che viene escluso a parole, col gioco delle formule, ma ribadito nei fatti con altre parole ed altre trovate, le zone colorate rinforzate, le serrate del fine settimana, le regioni formalmente aperte ma “come se” fossero impedite.

No Paura Day, arriva la censura

La democrazia ha anche a che fare con la tutela delle minoranze, vale a dire la possibilità per queste ultime di esprimersi, di manifestare pur con le cautele del caso: a Cesena, sede del No Paura Day dove da 14 sabati si radunano cittadini scettici verso l’ossessione sanitaria, il Pd è riuscito a bloccare la prossima riunione, pubblica, all’aperto, col pretesto della sicurezza.

In realtà la sinistra cesenate non aspettava che di impedire questo dissenso poco organizzato, molto spontaneista che stava sul gozzo all’ortodossia locale visto che chiamava a parlare medici, scienziati, commentatori non allineati. “Ora basta!” tuona su Facebook il Pd cesenate “le regole valgono per tutti!”. Per tutti, salvo le dovute eccezioni fra le quali: magistrati che giudicano Salvini (e si fanno aprire appositamente il ristorante), Sardine trasmigranti in funzione di frondismo al partito, guitti e istrioni al Festival di Sanremo: su questi ed altri casi il Pd non trova niente da eccepire, né a Cesena né altrove. Il legalismo come strumento di censura, come clava contro i dissidenti.

Dicono gli organizzatori del No Paura Day: quattro mesi che ci riuniamo e neanche un contagiato di Covid. E non siamo negazionisti, non contestiamo il virus quanto le strategie finora adottate, la chiusura ossessiva che non ha salvato nessuno e ha condannato, in forme diverse, 400 mila attività e spinto due milioni di persone alla miseria. Tanto è bastato per bollarli come negazionisti, fascisti, sovranisti, stragisti. Fino a qualche sabato fa anche leghisti, ma per il momento quest’ultimo stigma è stato accantonato. Gente comune ai sabati No Paura Day, mascherine il giusto, freddo boia e nessuna escandescenza: interventi pacati, articolati, a volte demagogici, altrimenti più concreti.

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