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Il segreto di Meloni che i giudici non vogliono capire

L’indagine sul caso Almasri è l’ennesimo tentativo di abbattere un politico per via giudiziaria. Ma il 2025 non è il 1992

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C’è un passaggio cruciale che gli italici manettari da salotto, abituati come sono a lasciarsi sedurre dal melodioso tintinnio delle manette, non hanno ancora compreso a fondo: il 2025 non è il 1992. Per tutta una serie di ragioni.

Primo: il mutato sentimento popolare nei confronti delle istituzioni. Trent’anni di Repubblica giudiziaria, contraddistinti da storture, abusi e continui sconfinamenti da parte dei pm, hanno infatti contribuito ad incrinare irrimediabilmente il rapporto di fiducia tra cittadino e Magistratura. Risultato: chi nel 1992 aveva creduto che una Giustizia giusta potesse dare vita a una nuova Repubblica depurata dal l’immoralità e dal malaffare, in questi anni si è trovato a doversi ricredere, constatando che quelle stesse piaghe che i giudici di Mani pulite avrebbero dovuto debellare per sempre dal Paese oggi abitano e proliferano proprio all’interno delle Procure.

Secondo: a cambiare rispetto al 1992 non è stato soltanto il clima del Belpaese, ma l’intero scenario geopolitico internazionale. All’epoca dei fatti, complice il crollo del Muro di Berlino e archiviata definitivamente la logica dei due blocchi, il dipartimento di Stato americano assunse una posizione tale da favorire in Italia un radicale mutamento degli assetti democratici preesistenti. Oggi, invece, la posizione di Washington rispetto a Roma è esattamente quella opposta: Giorgia Meloni non è vista come il leader da abbattere per assecondare un cambiamento epocale, bensì come il punto di riferimento attraverso cui dare vita a un altrettanto radicale cambiamento da favorire sulla scena politica europea.

Se pertanto nel 1992 il disegno che prevedeva il rovesciamento della Prima Repubblica per mano giudiziaria incontrò il favore popolare e il decisivo sostegno dell’alleato americano, oggi, al contrario, non si prefigura né la prima né la seconda condizione. Giorgia Meloni, al contrario di coloro che vorrebbero insidiarne la leadership a colpi di avvisi di garanzia, gode di un ampissimo consenso popolare e, al contempo, rappresenta per Washington una chiara garanzia di affidabilità ed equilibrio. Ecco perché, questa volta, l’affondo del potere giudiziario contro il governo non sortirà nessuno degli effetti sperati dai manipulitisti dell’ultima ora, i quali, al contrario, si troveranno ben presto a dover constatare il fatto che l’atto dovuto della Procura di Roma sarà servito soltanto a rafforzare ulteriormente la posizione di Giorgia Meloni.

Salvatore Di Bartolo, 3 febbraio 2025

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