Politica

Il Terzo Polo è morto

Sono troppi due galli per un solo pollaio. Renzi e Calenda incompatibili, ora l’hanno capito pure loro

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Se qualcuno ci aveva davvero creduto, sbagliava. E i fatti lo dimostrano. Matteo Renzi e Carlo Calenda hanno due ego troppo ingombranti per poterli rinchiudere all’interno di un unico contenitore. Il partito unico del Terzo Polo è nato già morto, anzi: non è mai nato, soffocato dalle caratteristiche poco concilianti di due leader in crisi di voti.

Progetti claudicanti difficilmente partoriscono un miracolo. Italia Viva doveva rivoluzionare la politica italiana, ma ha finito solo col permettere a Renzi di attuare le sue geniali manovre politiche e ad alcuni selezionati fedelissimi di tornare in Parlamento. Azione invece gode più di buona stampa che di buona fama tra gli elettori, infatti nelle ultime tornate la strategia di Carletto si è schiantata in una trafila di fallimenti. Un minestrone fatto con questi ingredienti non poteva che uscire impazzito.

Indagare sulle motivazioni tecniche del mancato accordo è pura retorica. Calenda giura che Renzi ha provato a fregarlo: Italia Viva non intenderebbe sciogliersi prima del 2024 e vorrebbe farlo solo “dopo aver saputo il vincitore” del congresso del nuovo partito. Tutte accuse smentite da Iv. Sotto sotto ovviamente ci sono anche questioni di vil denaro del 2×1000, come sempre. E pure una clausola imposta da Azione sull’etica degli eletti che impedirebbe a Renzi di continuare le sue attività di conferenziere in giro per il mondo. Senza dimenticare le polemiche per la direzione del Riformista e il nodo della Leopola, che Iv vorrebbe continuare a organizzare e Azione seppellire.

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Ma in fondo tutto questo conta poco. Come contano poco gli insulti reciproci: Renzi che dà del “pazzo” a Calenda (frasi smentite con ore di ritardo); e Calenda che risponde denunciando il “nervosismo esagerato” di chi “ha provato a darci una fregatura ed è stato rispedito al mittente”. Quisquilie. Liti da cortile di due leader sovraesposti mediaticamente, sicuramente capaci, ma che non si fidano l’uno dell’altro. E a pensarci bene ne hanno ben donde. Renzi resta famoso per il suo “stai sereno” a Enrico Letta: dice una cosa, poi fa l’esatto opposto. Calenda lo stesso: il giorno prima bacia sulla guancia sempre il povero Letta e quello dopo lo scarica a poche settimane dal voto. Due “traditori” così, messi a tavola assieme, rischiano di scannarsi: sono geneticamente incompatibili e forse, finalmente, lo hanno capito pure loro. “Il progetto del partito unico è definitivamente morto – dice Calenda a Striscia la Notizia – Andremo avanti con due partiti e, se ricomporremo il clima, ci alleeremo dove sarà possibile”.

Sia chiaro. Magari nelle prossime ore la lite verrà ridimensionata e qualcosa ne uscirà fuori. Tuttavia qualunque accordo, cartello, federazione o alleanza avrà i giorni contati ancor prima di prendere vita. I fatti hanno dimostrato che i due leader si mal sopportano e possono convivere solo per qualche mese, poi litigano. Morale della favola: godono Giorgia Meloni e chi sogna un’Italia bipolare. Resta un unico dubbio: Renzi proverà a scalare quel che resta di Forza Italia o si concentrerà anima e corpo sulla direzione del Riformista?

Giuseppe De Lorenzo, 13 aprile 2023

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