Cronaca

Ilaria Salis, è tutto così sconcio

Dalla candidatura in Europa alla telefonata a Mattarella. Il caso Salis fa venire il sangue al cervello

ilaria salis padre

E così abbiamo scoperto che per il salvacondotto di Ilaria Salis anche il nostro immancabile Mattarella era informato e, tacendo, era d’accordo. Tutto è sconcio in questa operazione: che una che mal fa, che si comporta male, una che – stando alle accuse – va in Ungheria ad aggredire a bastonate gente che non le piace (gente magari esecrabile, disprezzabile fin che si vuole, ma è lecita la caccia all’uomo per chi consideriamo spregevole?) insieme a un gruppo organizzato di violenti, e che proprio per questo viene prima santificata, poi proposta per fare la bella vita in Europa, a migliaia di euro al mese, pagati da quello che un tempo si definiva il contribuente e che oggi conviene chiamare coglione.

Hanno provato in tanti, tutta la stampa di sinistra cui piace definirsi libera, a consacrarla questa insegnante quarantenne, una che ancora oggi non mostra alcun ripensamento, si considera “dalla parte giusta dalla storia” (e come no?) e si ispira a Zerocalcare, forse a Guevara, alle esaltazioni fumettare da bomboletta e da osteria.

È sconcia la candidatura, ma trattandosi della succursale piddina che ha inventato un tipo come Soumahoro, nessuna sorpresa. È sconcia la campagna acquisti, la trattativa, infine sfociata nell’esito che sappiamo, la succursale che s’incarica del lavoro davvero sporco in quanto la parte cattolica del Pd non gradiva o, per essere più chiari, non gradivano le patinatissime suffragette che si sentono il seggio in borsetta (griffata) e non intendono mollarlo a lei: andiamo, certe cose si predicano via social, ma se ci credi davvero, se vai a farle in Ungheria, ti meriti quello che hai, ti meriti le catene. E invece quelle catene alla fine si rivelano d’oro.

È sconcio che chi potrebbe essere responsabile di atti violenti, criminali venga premiato, perché di questo si tratta, con un posto magari irrilevante ma di assoluto privilegio, mille mila euro al mese, viaggi pagati, optional, benefit, all’interno di quella Unione Europa che ieri era perfetta e oggi da rifare dalle fondamenta, secondo l’ineffabile autocandidato a tutto Mario Draghi.

Che ci va a fare, Ilaria Salis, a Bruxelles? A levare il pugno o la spranga? A predicare cambiamenti da manganello? La caccia al “nazista”? A tutelare le ragioni dei parigrado climatici che dicono serenamente “ci ispiriamo alle Brigate Rosse”? C’è un filo comune, ovviamente rosso, a legare tutti questi adolescenti troppo cresciuti, mai cresciuti: quella spocchia infantile, quell’arroganza da privilegiati, io voglio fare quello che voglio, magari anche spaccare teste, urinare nelle fontane, perché lo voglio, perché ho ragione, perché batto i piedi, mi faccio venire le crisi isteriche ai talk show e dopo voglio essere premiata, premiato, voglio il seggio, voglio la bella vita. E glielo danno.

Sì, tutto questo è sconcio, ma più sconcio di tutti è sentire il babbo, un altro reazionario riconvertito alla causa dell’opportunismo, che media, che tratta: preferivo il Pd, ma cosa volete, è andata così, quelli di Bonelli e Fratoianni sono più avanzati, a mia figlia si addicono di più. E nella sarabanda di contatti, di telefonate, ci stava pure il Capo dello Stato?

Preferiva il Pd? Adesso si possono anche scegliere, queste candidature sconce? Ma questa Salis, viene imposta agli elettori acefali per toglierle le catene o per strategie interne, per tenere alta la retorica balorda e sovversivista che fa presa nei giovani viziati, negli sponsor di Hamas che dettano legge nelle università, nell’ala movimentista ed estremista?

Cari ragazzi che assistete, prendete nota: inutile sbattervi sui libri o in qualsiasi altra attività, le strade sono altre e sono due. O quella degli influencer, come quella sconosciuta che dice “sono una bella figa, non mi serve sapere chi è il presidente, posso fare tutto, avere tutto semplicemente dandola”; o l’altra, parallela, col manganello nello zaino, a 40 anni, a caccia di “nazisti in Ungheria”, la martire riscattata che può permettersi di scegliere.

Anche Mimmo Lucano prima delle note disavventure diceva: se mi prendono vado in galera, ho bisogno di un partito ma non scartine, mi serve il partito grosso. Alla fine se l’è cavata e il partito lo candida, lo impone. Lui, la figlia di Strada, la Salis per interposto Bonelli, aspettiamo lo psicologo di Bibbiano, Foti, e perché no Casarini e chissà chi altri.

Trattando, naturalmente, meglio di Amadeus con il Nove, perché non basta la proposta, ci vuole la garanzia di successo. Tutto così mediocre, così sconcio, compreso il finale annunciato. Ci scommettiamo: la Salis al Parlamento europeo a farsi finanziare da Soros, al pari di quelli della Bonino, degli altri intorno alla Schlein, come si è appena saputo, e senza imbarazzo alcuno.

Max Del Papa, 20 aprile 2024

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