Inflazione, Fed e Bce ora hanno paura

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La Federal Reserve e la Banca Centrale Europea hanno parlato: ridurranno gli acquisti di titoli di Stato e una delle due (la Fed) inizierà ad alzare i tassi nel 2022 portandoli allo 0,75%. I mercati per ora hanno accordato fiducia a Powell e Lagarde credendo alla promessa di riportare l’inflazione sotto controllo senza premere eccessivamente sul freno della stretta monetaria. Ma visto che fidarsi è bene ma essere prudenti è meglio i grandi investitori hanno iniziato a ricomprare oro, strumento principe di protezione se le cose dovessero andare male.

In nessun paese europeo si era mai vista un’inflazione al 4,9% con i tassi a zero ed negli Stati Uniti al 6,1% con i tassi in lievissima crescita. Siamo di fronte a dei nuovi geni dell’economia a cui conferire tutti i premi Nobel per i prossimi 5 anni oppure siamo di fronte ad un classico “io speriamo che me la cavo” dettato da necessità politiche. Propendo per la seconda ipotesi perché di fronte all’affermazione della Lagarde: “L’inflazione durerà di più” (prima era “transitoria” ndr), le previsioni d’inflazione sono state riviste a rialzo, ma l’inflazione è ancora proiettata di attestarsi sotto al nostro target del 2% nell’orizzonte temporale di riferimento (2024). Quindi Cristine, ex avvocato d’affari ed ex Presidente del FMI ci sta dicendo che lei, ed il suo staff, sanno che nonostante il prezzo dell’energia ed il prezzo delle principali materie prime sia al massimo storico rischiamo ancora nei prossimi anni di avere un’inflazione inferiore al 2% e quindi “una politica monetaria accomodante è necessaria per stabilizzare l’inflazione al target del 2% nel medio periodo”.

Ricapitolando: l’inflazione c’è ma non vi preoccupate io già lo so che non ci sarà, le aziende non rivedranno i listini a rialzo nel prossimo anno, Putin non chiuderà i rubinetti del gas ed i sindacati non chiederanno l’adeguamento dei salari e delle pensioni al costo della vita, i cittadini consumeranno meno anche senza nessun incentivo al risparmio in quanto i tassi reali rimarranno negativi. Una bella scommessa, non c’è che dire! Nei modelli econometrici della Bce evidentemente hanno eliminato la componente della spirale inflattiva ed hanno un algoritmo sul quale splende sempre il sole delle Banche Centrali. Siamo alla congettura pura, alla eliminazione dei dati della realtà per credere alla meta-realtà delle ipotesi di economisti a stipendio fisso.

È difficile ammetter che dopo 10 anni di tassi negativi e la creazione della massa monetaria più grande della storia non tutto stia andando come previsto. La Bce non aveva previsto un’inflazione al 4,9% perché ora dovrebbe essere in grado di prevedere una discesa verticale dei prezzi? Perché i modelli che hanno sbagliato nel definire “transitoria” ed ora invece definiscono “più duratura” l’inflazione dovrebbero beccarci ora? La verità è che la Bce, e lo stesso discorso vale per la Fed, ha paura del mostro che hanno creato: tassi bassi per decenni, acquisti illimitati di titoli di Stato che hanno alimentato debiti e deficit monstre e mercati azionari alle stelle.

Pensare ad uno scenario in cui i tassi reali siano superiori a quelli dell’inflazione, come è sempre stato per oltre un secolo, è oggi uno scenario da film dell’orrore, le banche centrali più politicizzate di sempre non vogliono neanche pensarci. Siamo al “sediamoci e guardiamo”, al più classico dei “io speriamo che me la cavo”, solo che se tutto andasse male i banchieri centrali continueranno ad avere i loro lauti stipendi, gli speculatori saranno protetti dall’oro ed alla classe media non resterà che piangere.

Antonio Rizzo, 20 dicembre 2021

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