Vucic al confine
Il presidente serbo Vucic trascorrerà la notte insieme all’esercito al confine con il Kosovo, ormai da tre giorni a ridosso delle regioni in cui si stanno verificando i disordini di queste ultime ore.
Chi sono i militari feriti
Gli 11 soldati italiani feriti a Zvecan, nel nord del Kosovo, dopo gli scontri con i manifestanti serbi appartengono al nono Reggimento alpini “L’Aquila”. I militari hanno riportato ferite da trauma e ustioni dovute all’esplosione di dispositivi incendiari.
Perché gli scontri di oggi
Quanto successo oggi è il frutto delle tensioni che sono andate crescendo nei giorni scorsi. Il 23 aprile scorso, a seguito del “boicottaggio” da parte dei serbi delle elezioni comunali, a essere eletti sindaci delle città a maggioranza serba nel Nord del Kosovo sono stati alcuni candidati di etnia albanese.
Secondo Belgrado e i servi del Kosovo le elezioni sarebbero illegittime. Bisogna anche ricordare che i sindaci dei quattro Comuni più importanti (Zvecan, Zubin Potok e Leposavic) si erano dimessi a seguito dello scontro tra Serbia e Kosovo per le targhe automobilistiche.
In queste città il 98% della popolazione è serba e solo il 2% di etnia albanese, piccola percentuale rappresentata al voto che ha portato all’elezione dei sindaci: se da una parte la Serbia e i servi ritengono le elezioni illegittime, vista l’affluenza del 3,4%, sono state riconosciute invece come legali e democratiche dalla dirigenza di Pristina, dalla Ue e dagli Usa. Il giuramento è andato in scena il 25 maggio tra numerose tensioni.
Il giorno successivo, il 26 maggio il presidente serbo Aleksandar Vucic ha posto l’esercito di Belgrado in massima allerta a causa delle tensioni inter-etniche in Kosovo del Nord. Le truppe si sono mosse in direzione della “linea amministrativa”, il confine, mentre nelle città in protesta le forze di polizia kosovare entravano in contatto fisico con i manifestanti.
Dall’Unione Europea era arrivata la ferma condanna agli scontri che stavano coinvolgendo la polizia e i manifestanti. “Deploriamo fermamente gli attacchi alle pattuglie della missione civile dell’Ue in Kosovo, Eulex” che “deve poter svolgere il proprio mandato pacificamente”, aveva detto Peter Stano, portavoce dell’Alto rappresentante Ue, Josep Borrell. “Tutti devono intraprendere azioni per ridurre la situazione di tensione e tornare immediatamente alla calma. L’Ue non accetterà ulteriori azioni unilaterali o provocatorie e la salvaguardia della pace, e la sicurezza sul terreno dovrebbe avere la priorità”.
Nonostante Usa e Ue invitassero tutti alla calma, le cose sono comunque degenerate. Su Twitter il segretario di Stato americano, Antony Blinken aveva bacchettato il primo ministro kosovaro Albin Kurti accusandolo di aver “intensificato le tensioni nel Nord e aumentato la stabilità”. Lo stesso appello era arrivato dalla Nato, che aveva esortato il Kosovo a “smorzare immediatamente le tensioni e chiediamo a tutte le parti di risolvere la situazione attraverso il dialogo. Il contingente Nato Kfor rimane vigile e garantirà un ambiente sicuro”. Pristina aveva infatti deciso di “forzare” l’accesso agli edifici municipali nel Nord del Kosovo rompendo così la protesta degli abitanti di etnia serba. “Condanniamo la decisione di Pristina di forzare l’accesso agli edifici municipali nel nord del Kosovo – hanno scritto nei giorni scorsi in un comunicato congiunto Francia, Italia, Germania, Regno Unito e Stati Uniti d’America – nonostante il nostro appello alla moderazione: chiediamo alle autorità kosovare di fare immediatamente un passo indietro e di ridurre la tensione e di coordinarsi strettamente con EULEX e KFOR. Condanniamo gli attacchi all’EULEX a Zvecan”.
Crosetto: "Solidarietà e vicinanza"
La Difesa e il ministro Guido Crosetto esprimono “vicinanza e augurano una pronta guarigione ai militari Nato Kfor italiani, ungheresi e moldavi rimasti feriti negli scontri in Kosovo“. Si legge su Twitter.
Tajani: "Solidarietà"
Su Twitter il ministro degli esteri italiano, Antonio Tajani, scrive: “Voglio esprimere solidarietà ai militari della missione Kfor rimasti feriti in Kosovo durante gli scontri tra manifestanti serbi e polizia kosovara. Tra di loro 11 italiani, di cui tre in condizioni serie ma non in pericolo di vita. I militari italiani continuano ad impegnarsi per la pace”.
https://twitter.com/Antonio_Tajani/status/1663226183515791360
Feriti i militari Nato
Il conteggio dei feriti è altissimo: 41 militari della Kfor, la Forza Nato in Kosovo, sono stati feriti. Tra questi ci sono anche 11 soldati italiani. Tre dei militari italiani sono gravi, anche se non in pericolo di vita. Avrebbero riportato ustioni e fratture esposte secondo quanto riporta l’Ansa.
NATO KFOR forces attacked citizens who staged a peaceful protest in Zvecan (northern Kosovo) pic.twitter.com/Cs1T3OtBYs
— S p r i n t e r F a c t o r y (@Sprinterfactory) May 29, 2023
La protesta, poi gli scontri
Grande caos in Kosovo, dove numerosi militari della Nato sono stati feriti durante gli scontri tra le truppe Kfor (Forza Nato in Kosovo) e i dimostranti serbi a Zvecan, nella zona nord del Kosovo. Sul posto si trovavano circa 300 dimostranti serbi che si erano seduti di fronte al Municipio di Zvecan per contestare il nuovo sindaco eletto di etnia albanese. A un certo punto, i militari della Kfor sono intervenuti utilizzando manganelli, lacrimogeni e bombe assordanti. I serbi hanno risposto con lancio di sassi e altri oggetti.
I serbi protestano dopo l’elezione che ha visto il boicottaggio elettorale da parte loro. Zvecan è uno dei quattro maggiori Comuni nel Nord del Kosovo a maggioranza serba. Simili proteste si stanno svolgendo anche a Zubin Potok e Leposavic.