Economia

La Bce strangola l’economia? La fake sull’aumento dei tassi

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L’inflazione in Italia sfiora il 12% e nell’eurozona è ormai all’10%. Non siamo tutti nella stessa barca, perché la Francia ha inflazione che è metà della nostra, grazie a misure per contenere il costo dell’energia. Per quello che riguarda però l’Italia, i tassi di interesse della Bce sono ora più bassi dell’10% rispetto all’inflazione. Criticare quindi la Bce per aver alzato i tassi da 0% all’1,5% in presenza di inflazione all’12%, non sembra avere molto senso.

Questa inflazione a due cifre accompagnata da tassi di interesse ancora vicini a zero è semmai qualcosa che non si è mai verificato nel dopoguerra (e forse anche prima). Come qualcuno più anziano tra noi ricorda, quando l’inflazione era sopra il 10%, fino ai primi anni ‘80, i tassi della Banca d’Italia la seguivano ed erano anche loro intorno al 10% (e furono portati ad un certo punto persino al 14%). Prima e durante la Covid-19 l’inflazione in Italia era invece intorno all’1% e così quella media della Ue. I tassi erano tenuti dalla Bce a 0%, ma appunto la differenza era minima. Paradossalmente, dato che l’inflazione ora è esplosa, anche alzando i tassi della Bce all’1,5% in realtà i tassi di interesse “reali”, cioè al netto dell’inflazione, sono scesi e sono molto più bassi di prima.

La domanda allora è la seguente: aumentare i tassi da parte della Bce da 0% a 1,5% fa “salire il costo denaro”? Il costo reale del denaro è in realtà sceso di colpo, perlomeno per la parte dell’economia che si adegua all’inflazione. Per un imprenditore o artigiano che può aumentare listini e prezzi del 10 o 20% (e in certi settori accade) se anche il costo di un prestito o nuovo mutuo aumentasse del 2% in realtà le cose sono meglio di un anno fa. Se però sei a stipendio o altro reddito fisso, hai a che fare sia con l’inflazione più alta che con un aumento del costo del prestito. Va detto però che i mutui sono stati contratti quasi tutti a tasso fisso per cui non succede niente.

Se oggi hai dei debiti, con inflazione al 12% e tassi (di riferimento) solo all’1,5%, parlando in generale, anche il peso dei debiti diminuisce. Ad esempio, ora il Pil in Italia sale del 12% solo per effetto dell’inflazione, per cui il famoso rapporto debito pubblico/Pil ora cala, anche non facendo niente. Perché grazie all’inflazione al 12% il Pil aumenterà di 200 miliardi e il debito non è indicizzato all’inflazione (se non per una piccola parte di BTP) e quindi aumenta solo dell’importo del deficit pubblico (che è meno di 100 miliardi).

A lamentarsi dell’aumento dei tassi in realtà è chi specula sui titoli di stato, i traders, fondi e investitori vari che stanno perdendo barche di soldi perché i bonds saliti a livelli assurdi con tassi a zero ora stanno crollando. Ma questi fondi e traders perdono miliardi perché hanno comprato BTP o Bund tedeschi a livelli di 150 o 175 che erano stati emessi a 100 e con la riduzione dei tassi a zero erano appunto saliti a questi livelli di prezzo assurdi. Quando ora i tassi salgono anche solo da 0% a 1,5% questi prezzi dei bonds scendono da 150 o 175 a 110 e 135 (rispettivamente, usando i prezzi dei futures italiani e tedeschi). Chi, dunque, ha speculato o investito a 150 sui BTP ha perso un mucchio di soldi quando sono scesi a 115 e allora ulula alla BCE.

Arriviamo ora all’inghippo vero sull’aumento del famoso “costo del denaro”. In passato la Banca centrale aumentando i tassi faceva pagare di più alle banche e queste anche tra loro si prestavano soldi a quel tasso fissato dalla Banca Centrale. Il tasso di interesse era quello che la Banca centrale faceva pagare alle banche che avevano bisogno di liquidità. Ma oggi non è più così. Dopo 6 o 7 mila miliardi di liquidità creata da Trichet e soprattutto da Draghi, oggi avviene il contrario, le banche sono piene di liquidità e anzi la depositano presso la Banca centrale. Almeno 4mila miliardi di questa liquidità sono oggi parcheggiati dalle banche presso la Bce. Per cui oggi si parla di un tasso di interesse che la Bce paga alle banche sulla liquidità depositata presso la Bce stessa.

Come tutti sanno, con la famosa politica di “QE” si sono creati migliaia di miliardi di liquidità, Ma questa liquidità dove finisce? In banca e dato che le banche non la usano tutta cosa se ne fanno? La depositano alla Bce. Ecco allora che “alzare i tassi” significa oggi, a differenza di una volta, pagare alle banche sui miliardi che hanno depositato alla Bce 1,5% invece di 0%. È un fatto eclatante di cui però nessuno parla sui grandi media, per cui pensiamo di doverlo sottolineare.

Non è quindi vero che il costo del denaro per le banche aumenti, anzi in realtà le banche stanno ricevendo, per questa via decine di miliardi di euro di interessi in tutta Europa. Basta guardare l’andamento della borsa europea (e americana) per notare che il settore bancario è quello che va meglio di tutti e non solo perché possono aumentare il costo dei prestiti e mutui. Sfatiamo questa leggenda, non è vero che la Bce stia strangolando l’economia portando i tassi all’1,5% con inflazione al 12%. Innanzitutto, in passato i tassi sarebbero stati alzati molto di più come abbiamo ricordato. In secondo luogo, non è assolutamente vero che aumenti il costo del denaro per le banche, perché dopo otto anni di politica di “QE” (cioè di comprare titoli) non hanno nessun bisogno di chiedere liquidità alla Banca centrale.  Le politiche per cui è famoso Draghi, negli ultimi dieci anni hanno creato circa 7 mila miliardi di liquidità e solo una parte è stata usata. L’altra parte è depositata alla BCE.

Queste politiche di “QE” hanno anche finanziato (indirettamente, perché direttamente è vietato dai trattati UE) deficit molto ampi. Con i lockdown si sono fatti deficit pubblici anche del 10% del Pil. Inoltre, tenendo i tassi di riferimento a zero per anni si sono spinte anche le aziende e famiglia a indebitarsi (più nel Nord Europa che in Italia, va detto). Questa politica ha portato oggi, unitamente all’impatto delle sanzioni alla Russia, all’inflazione. Ma il risultato di questa alta inflazione non ha molto effetto sull’economia reale. È un dramma solo per i fondi e istituzioni finanziarie che avevano comprato BTP o altri titoli di stato a prezzi gonfiati e ora mostrano perdite anche del 30% ai loro clienti. Ma se parliamo di “costo del denaro”, la Bce, pagando ora interessi più alti, sta dando miliardi gratis (cioè senza che debbano fare niente, solo per il solo fatto di avere ricevuto da lei liquidità) alle banche.

Dopo anni e anni di politiche senza precedenti nella storia con tassi a zero e migliaia di miliardi” stampati” cioè creati dal nulla con il computer dalla Banca centrale siamo ora in un mondo che funziona a rovescio. Se i tassi di interesse della Banca centrale vengono alzati, questo non vuole che questa faccia pagare di più il denaro, ma al contrario che la Banca centrale deve pagare miliardi di interessi al sistema bancario.

Paolo Becchi e Giovanni Zibordi, 1° novembre 2022

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