Appunti sudamericani

La Bielorussia all’Onu chiede il rilascio del prestanome di Maduro

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maduro_torture © Alexxndr tramite Canva.com

La relatrice bielorussa dell’Onu chiede il rilascio immediato del prestanome di Maduro, Alex Saab, in carcere a Miami.

Guardando chi è la “esperta indipendente di diritti umani” del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite (UNHRC), si capisce come le Nazioni Unite siano oggi davvero in crisi.

Nominata nel marzo 2020 relatrice speciale delle Nazioni Unite sull’impatto negativo delle misure coercitive unilaterali, Douhan si è laureata presso l’Università statale bielorussa nel 2005 con un dottorato in diritto internazionale e diritto europeo presso la stessa università.

La posizione speciale di relatore che occupa è stata creata da una risoluzione del 2014 del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite presentata dall’Iran a nome del movimento dei non allineati, oggi il G77+Cina celebrato di recente dal segretario generale Antonio Guterres all’Avana.

Secondo la risoluzione, il relatore è incaricato di raccogliere informazioni sulle sanzioni che violano le leggi sui diritti umani.

Non sorprende che l’elenco dei paesi che hanno votato per lei rispecchia i paesi spesso colpiti da sanzioni internazionali per violazioni gravi di diritti umani: Cina, Venezuela, Cuba, Russia, Iran, etc.

Douhan è stata professore presso l’Università tecnica nazionale bielorussa (2001-2003) e vicerettore dell’Università internazionale MITSO in Bielorussia (2016-2019) con l’approvazione di Alexander Lukashenko, considerato l’ultimo dittatore d’Europa.

Nel 2001 ha iniziato a lavorare presso l’ufficio delle Nazioni Unite a Minsk, capitale della Bielorussia, per poi passare alla Corte economica della Comunità di Stati Indipendenti (2006-2008).

Douhan si è occupata di valutare l’impatto delle sanzioni internazionali contro la Bielorussia (iniziate nel 2006 con George Bush), sfociato in un rapporto che elencava gli effetti negativi che tali sanzioni hanno avuto sui diritti umani del suo paese, già governato dal 1994 da Lukashenko.

Nel 2021, Douhan ha ricevuto 200.000 dollari dalla Cina e allo stesso tempo ha aiutato il regime a insabbiare la pulizia etnica dei musulmani uiguri nello Xinjiang, apparendo a un evento di propaganda del regime cinese descrivendo falsamente lo Xinjiang come un’utopia. È stata anche la protagonista di un evento di propaganda online sponsorizzato da Pechino sotto lo slogan ‘Lo Xinjiang è una terra meravigliosa’.

Le visite di Douhan in Iran, Zimbabwe, Venezuela, Qatar e Siria sono state opportunità di propaganda eccezionali per quei regimi per mascherare le loro gravi violazioni dei diritti umani.

La relatrice speciale Alena Douhan ha insomma solo precedenti di propaganda a favore di dittature brutali.

Nel dicembre 2022, quando l’Iran fu condannato dalle Nazioni Unite per l’assalto ai manifestanti in seguito alla morte di Mahsa Amini, la Douhan non trovò di meglio che scrivere una lettera agli Stati Uniti, imputando tutti i problemi dell’Iran alle sanzioni statunitensi.

Paolo Manzo, 28 settembre 2023


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