Esteri

La diplomazia secondo Joe: “Putin un figlio di p***”. Perché Biden sbaglia

Il presidente Usa ad un incontro elettorale si fa scappare la frizione: “Il leader russo è pazzo”. Non è la prima gaffe dell’esponente dem

Biden gaffe © 0fjd125gk87 tramite Canva.com

Nervosismo oppure l’ennesimo scivolone? O ancora: Joe Biden voleva solo mandare un segnale chiaro alla Russia oppure è inciampato in un’altra gaffe? Non è la prima volta che il presidente americano si rivolge al suo omologo russo con parole sprezzanti. Nei primi mesi di guerra in Ucraina, mentre il mondo cercava di impedire che il conflitto si prolungasse nel tempo come poi è puntualmente successo, Biden definì Vladimir Putin un “macellaio” e un “criminale di guerra”. Ora si è spinto oltre, andando sul personale, e accusandolo di essere un “figlio di p…”.

L’insulto di Biden a Putin

Il presidente Usa si trovava a San Francisco ad una raccolta fondi per la sua campagna elettorale. Dopo il caso Navalny, morto in una sorta di gulag siberiano durante l’ora d’aria che gli era concessa durante la detenzione, Biden ha buttato alle ortiche ogni sorta di diplomazia. “Abbiamo un figlio di puttana pazzo come Putin e altri – ha affermato senza mezzi termini – e dobbiamo sempre preoccuparci del conflitto nucleare, ma la minaccia esistenziale per l’umanità è il clima”. Queste parole non sono passate inosservate, e certamente non hanno contribuito a ridurre le tensioni bilaterali.

Joe contro The Donald

Biden ha rivolto le sue attenzioni anche all’ex presidente Donald Trump, criticandone duramente le recenti affermazioni. In particolare, ha espresso il suo stupore di fronte alle dichiarazioni di Trump che ha paragonato la morte dell’oppositore russo Alexei Navalny ai suoi problemi legali negli Stati Uniti. Un paragone ritenuto eccessivo, in quanto Trump fino ad ora ha subito una multa, sebbene pesante (350 milioni di dollari), mentre Navalny ha trascorso anni in prigione, fino alla sua morte avvenuta in circostanze sospette. Trump, che è stato condannato da un giudice di New York per aver mentito sui resoconti finanziari delle sue società, ha definito la sentenza contro di lui una forma di “comunismo o fascismo”. Una dichiarazione che ha trovato forte condanna da parte di Biden: “Alcune delle cose che quest’uomo ha detto, come il fatto di paragonarsi a Navalny e di dire che, poiché il nostro paese è diventato un paese comunista, è stato perseguitato, proprio come è stato perseguitato Navalny. Non so dove diavolo vengano”. La tensione fra le parti è ormai alle stelle, confermando i timori di un lungo confronto acceso in vista delle prossime elezioni. Ma non è tanto sul fronte interno che le parole di Joe rischiano di creare imbarazzi.

Gli scivoloni di Biden

La Russia ha infatti risposto alle accuse di Biden, denunciando i “modi da cowboy hollywoodiano” che degradano chi li usa. Sebbene in questo momento l’attenzione dei media occidentali sia rivolta al caso Navalny, nonostante Joe abbia il dente avvelenato perché pare che uno degli accusatori del figlio Hunter fosse in combutta con i servizi russi, benché senza ombra di dubbio Putin sia tutt’altro che un santo, le frasi poco ortodosse di Biden non sono certo da scuola di alta diplomazia. E per chi si trova a governare il primo impero mondiale certi atteggiamenti possono diventare imbarazzanti. Già in altre occasioni gli scivoloni verbali del presidente avevano creato non pochi problemi alla Casa Bianca, vedi quando ha accusato il Partito repubblicano e Israele per i bombardamenti sulla Striscia di Gaza. Oppure quando, durante una maratona di incontri bilaterali con la Cina, ha definito Xi Jinping un “dittatore” facendo sussultare sulla sedia pure un disperato Antony Blinken. Il caso più grave, e che aveva creato un certo sconcerto anche tra gli alleati europei, risale al marzo del 2022, in piena crisi di Kiev: parlando da Varsavia, Biden si era scagliato contro il “macellaio Putin” che “non può restare al potere”. Ipotizzando dunque un rovesciamento del presidente russo ed evocando un pericoloso cambio di regime a Mosca. Emmanuel Macron lo rimproverò ricordando che i grandi leader dovrebbero “evitare l’escalation nelle parole e nelle azioni”. Ma Joe ci è cascato di nuovo.

Franco Lodige, 22 febbraio 2024

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