La Guardia Costiera affonda le Ong ‘anarchiche’

Le autorità italiane si sono stufate delle navi umanitarie: “Intralcio ai soccorsi”. Indaga anche la procura di Agrigento

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Mettiamo subito in chiaro: nessuna motovedetta della Guardia Costiera italiana ha sganciato un missile per affondare una nave umanitaria. Ma da un punto di vista figurato è un po’ come se lo avesse fatto, come se si fosse tolta un macigno dalle scarpe, altro che sassolino. La nota pubblicata ieri dalle autorità marittime è stato un duro j’accuse alle attività delle Ong che con le “continue chiamate” e gli ordini ignorati intralciano le attività di salvataggio dei nostri guardiacosta.

L’anarchia della Luise Michel

Perché va bene salvare i migranti in mare. Va bene cercare di evitare nuove tragedie come quelle di Cutro o come quella al largo della Libia di qualche settimana fa. Ma le regole sono regole. E vanno rispettate. Per questo l’autorità marittima di Lampedusa ha messo le ganasce alla Louise Michel, la nave disegnata e finanziata da Bansky, ispirata ai valori del femminismo e antirazzismo ma dai comportamenti che – a giudicare dal comunicato della Guardia Costiera – sanno un po’ di “anarchia”. La nave è arrivata sabato nell’isola con a bordo 178 migranti soccorso su quattro diverse imbarcazioni. Il primo evento di soccorso è avvenuto in area Sar libica, gli altri tre in area Sar maltese. In base all’ultimo decreto legge varato dal governo Meloni, alla Ong era stato indicato il porto di Trapani come base di sbarco subito dopo il primo soccorso avvenuto in acque libiche. Ignorato l’ordine, spiega l’Imrcc di Roma, la Louise Michel ha fatto rotto verso “altre 3 unità di migranti sulle quali, peraltro, sotto il coordinamento di IMRCC Roma, stavano già dirigendo in soccorso i mezzi della Guardia Costiera italiana”.

Il duro comunicato della Guardia Costiera

Già questo basterebbe per mandare su tutte le furie qualsiasi comandante. Figuratevi poi se alla Ong era stato impartito l’ordine di evitare di far salire a bordo un numero eccessivo di migranti. Il motivo è semplice: la Louise Michel è una imbarcazione piccola, inadatta al trasporto di troppe persone in sicurezza. Se si fosse limitata a caricare a bordo solo i primi migranti soccorso avrebbe potuto raggiungere in tranquillità Trapani. “La non osservanza delle disposizioni – scrive la Guardia Costiera – ha rallentato il raggiungimento di un porto di sbarco per i migranti salvati nel primo intervento, inizialmente individuato in quello di Trapani dal Ministero dell’Interno, inducendo così a ridisegnare la decisione in modo da far convergere l’arrivo della Ong, per motivi di sicurezza e di urgenza, nel porto di Lampedusa, già peraltro sollecitato dai numerosi arrivi di migranti di questi ultimi giorni”. L’isola è allo stremo: a fronte di un hotspot di 400 posti sono presenti circa 2mila migranti. Portarli al porto di Trapani sarebbe stata opera meritoria, per quanto il viaggio sia più lungo.

L’ira contro Ocean Viking

Altro giro, altra corsa. Ieri la Guardia Costiera ha sparato a pallettoni (sempre figurati, s’intende) anche contro la Ocean Viking, la nave di Sos Mediterranee. Al comportamento “anarchico” della Luise Michel “che già di per sé complicava il delicato lavoro di coordinamento dei soccorsi”, vanno poi sommate anche “le continue chiamate dei mezzi aerei ONG che hanno sovraccaricato i sistemi di comunicazione” che si sovrapponevano e duplicavano “le segnalazioni dei già presenti assetti aerei dello Stato”. Insomma: un gran casino, come può già essere il coordinamento di salvataggi in mare, peggiorato dalle continue telefonate delle Ong. “Allo stesso modo, l’episodio citato da Ocean Viking e riferito ai presunti spari della guardia costiera libica avvenuto in area Sar ricadente nella responsabilità di un altro centro di coordinamento nazionale, non veniva riportato al Paese di bandiera come sarebbe previsto dalle norme sulla sicurezza della navigazione, bensì al centro di coordinamento italiano, in modo continuativo, finendo anche questo col sovraccaricare l’IMRCC in momenti particolarmente intensivi di soccorsi in atto”.

Per approfondire

Ora, bisogna tenere a mente che il rapporto tra Ong e Guardia Costiera si è un tantino incrinato negli ultimi tempi. Dopo la strage di Cutro, e le continue accuse ai guardiacosta di non aver avviato l’operazione Sar in tempo, più volte i comandanti dei nostri marinai hanno chiesto di rispettare il lavoro portato avanti ogni giorno dalle nostre motovedette. Per non parlare del successivo naufragio al largo della Libia, pure questo addossato all’Italia benché fosse in area di competenza di un Paese straniero. Solo nel fine settimana la Guardia Costiera italiana ha soccorso 3.300 persone coordinando 58 imbarcazioni, come sempre fatto. Un lavoro che – a giudicare dal comunicato stampa di ieri – senza il caos generato dalle Ong verrebbe pure meglio. Non a caso la Procura di Agrigento secondo l’Ansa potrebbe interessarsi al caso e indagare sul presunto “intralcio ai soccorsi” a causa delle “continue chiamate dei mezzi arei delle Ong” che sovraccaricano i sistemi di comunicazione italiani.

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