La marcia dei magistrati: un passo in più verso Caracas

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Una marcia dei magistrati, la sfilata dei Pm, gli ermellini, magari con fischietti e tamburi come facevano un tempo i metalmeccanici? Speriamo che non affiori pure qualche giudice black block. L’ironia è facile ma francamente, pur avendo assistito per decenni alle esondazioni dei pm, compresi proclami di carattere peronista alla Tv ai tempi di Tangentopoli, questa non l’avevamo ancora sentita. L’ha proposta un magistrato da poco in pensione, Armando Spataro, da sempre in prima linea contro i leader politici impegnati a ridare forza alla politica, da Craxi a Berlusconi fino oggi a Salvini (ma in verità ne ebbe pure per Renzi, mai però per Prodi e quel mondo lì). Conscio di essersi spinto troppo oltre, oggi Spataro su Repubblica evoca più genericamente una manifestazione dei cittadini a sostegno di Patronaggio e della magistratura tutta: non ė chiaro se possano prendervi parte anche i giudici. Dopotutto sono cittadini anche loro: evitino magari solo la toga durante la sfilata!

Dietro ai soliti appelli ai diritti e alla vigilanza contro il tiranno che arriva (è dai tempi di Fanfani che lo annunciano…) si cela in realtà un progetto politico, quello della totale supremazia della magistratura sulla politica. È dagli anni Ottanta che nel nostro paese si combatte questa guerra in cui purtroppo il maggior numero di battaglie vinte va ascritta ai pm. Questi nel 1993 sembravano addirittura aver chiuso da trionfatori la guerra, se non ci fosse stato un certo Berlusconi. Ma quel che allora sembrava un’anomalia italiana (la solita…) è oggi diventato uno dei poteri chiave nel mondo: il potere dei giudici. E non parliamo delle corti di giustizia, che pure meriterebbero un discorso a parte, ci riferiamo alla magistratura giudicante.

Diamo un’occhiata ai paesi più vicini a noi. Senza la magistratura (alleata con la stampa) il candidato François Fillon sarebbe oggi presidente della repubblica francese e Macron ritornato dai Rothschild. Mentre in Spagna, è stata la magistratura a far cadere Rajoy e a consentire la “vittoria”, si fa per dire, della sinistra.

Ma la marcia dei (o per) i magistrati rimanda anche ad altro. È uno dei segni che l’Italia sta diventando sempre più simile a molti paesi sudamericani. Il pericolo della sud americanizzazione inquieta diversi osservatori della realtà statunitense, che cominciano a vedervi dei fenomeni tipici del mondo sotto il Rio grande: divaricazioni spaventose, quasi castali, di status e di censo, un’impennata di omicidi nelle grandi città (si pensi a Chicago) e la diffusione di un « populismo economico », con una parte dei Dem (Sanders, Ocasio Cortez) favorevoli a soluzioni mutuate non tanto dalla Scandinavia quanto dal Venezuela di Maduro, che essi infatti difendono contro l’ «aggressione imperialistica».

Il grande politologo Samuel Huntington scriveva che i regimi sudamericani erano prodotti da istituzioni democratiche, sulla carta molto avanzate e liberali, innescate però su un corpo sociale con caratteristiche feudali. Che detto cosi, vale anche molto anche per il nostro paese: che cosa fu, per molti decenni, almeno l’Italia del sud dopo il 1861, se non questo?

Ma attenzione non dobbiamo considerare arretrati i paesi sud americani che sono anzi un laboratorio anticipatore gli sviluppi degli altri. Ad esempio, il primo caso di imprenditore televisivo a diventare presidente fu proprio in Brasile, Collor de Mello, diversi anni prima Berlusconi.

Il dato più evidente è però il ruolo della magistratura. Negli ultimi decenni in quasi tutti i paesi sudamericani le svolte politiche sono state decise dai giudici: così in Argentina e in Brasile, con il loro passaggio dalla destra rispettivamente al neo-peronismo e a Lula. La medesima magistratura ha, qualche anno dopo, consentito invece di eliminare Kirchner in Argentina e i socialisti in Brasile. E il magistrato della Mani pulite contro Lula è diventato ministro della giustizia di Bolsonaro.

Questo accade quando, come in Sud America, ma ormai sempre di più in Occidente, lo Stato e la sua neutralità sono erosi da fattori esogeni e endogeni al tempo stesso, e pezzi di burocrazie e di corporazioni se ne impossessano di una parte, per brandirla contro gli altri.

Se vedremo sfilare per le vie di Milano, Torino o Roma, i Pm, o i cittadini «a difesa» dei Pm, sapremo perciò che dovremo sentirci più vicini a Caracas. Ma a quel punto, sarà del tutto legittimo organizzare delle marce di cittadini contro i magistrati. É questo che gli Spataro vogliono?

Marco Gervasoni, 21 maggio 2019

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