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La mente totalitaria del governo Conte - Seconda parte

Uomini e donne privati del loro maggior bene nel momento del maggior bisogno: la libertà

Questo è il cuore di tutta la vicenda che abbiamo vissuto in questi mesi e nella cui storia ancora siamo: la cultura della libertà è garanzia di sicurezza mentre la subcultura della sicurezza non solo è garanzia di illibertà ma anche di insicurezza. Lo Stato moderno riposa sul rapporto tra sicurezza e libertà: non c’è l’una senza l’altra. Con l’avvertenza, però, che il primato spetta sempre alla libertà. Se, infatti, attribuiamo il primato alla sicurezza diventiamo vittime o di un inganno o di un autoinganno in cui il governo di turno o il comitato o il giudice o lo scienziato o l’ingegnere o il militare – mettete voi la figura che vi aggrada – riesce a negare insieme sia la libertà sia la sicurezza.

Oggi, purtroppo, questa mentalità totalitaria, che s’incrocia con una certa vocazione al servilismo e alla servitù e a farsi accudire materialmente e spiritualmente dal paternalismo statale, è diffusissima nelle classi dirigenti che altro non sono che il frutto della mezza cultura dell’uomo-massa. È da qui che nasce l’idea illiberale che ci debba essere sempre qualcuno o qualcosa, un Ente o un’Organizzazione, che autorizzi il nostro pensiero e il nostro volere. È l’idea scema e pericolosa di mettere le braghe al mondo. È la decadenza della libertà.

Giancristiano Desiderio, 6 maggio 2020

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