L'inattuale

La morte del femminismo

cyber femminismo © BenediktGeyer e Neirfy tramite Canva.com

Donna Haraway è una femminista intelligente. Filosofa americana, è fondatrice del cosiddetto “cyberfemminismo”, una teoria alla base della quale c’è la speranza che con l’avvento delle macchine umanoidi i confini tra maschio e femmina vengano del tutto superati. Il cyborg è asessuato, o “bi-sessuato”, in grado di inglobare in sé i due elementi del maschile e del femminile, superando una volta per tutte le tediose distinzioni socioculturali.

È una prospettiva interessante e poetica, molto più attuale dei triti discorsi che ancora si odono sulla necessità di emancipazione del genere femminile. Haraway intende, con la sua opera, individuare nel progresso della tecnologia, che ormai consegna alla società la sua vita culturale, ciò che finalmente farà finire in soffitta il femminismo come lo intendiamo oggi.

Tra l’altro, qual è oggi precisamente il significato del femminismo? Nell’epoca del Queer, dove ogni individuo può decidere liberamente a quale sesso appartenere in barba alla volontà della natura, e dove il genere sessuale è una mera questione di scelte personali, rivendicare l’importanza del genere femminile ha un senso? Quest’epoca si fonda sull’interscambiabilità dell’identità sessuale e avere un’identità definita è anzi a volte considerato un segnale reazionario.

La distinzione uomo/donna è sempre meno marcata (basta osservare le passerelle di moda), il femminile si integra col maschile e viceversa. Si vive in una nebbia in cui è il contesto sociale ad assegnare al soggetto la sua identità di genere. Non pretendiamo che le partecipanti ai cortei abbiano dimestichezza con le teorie di Judith Butler, tantomeno con quelle di Foucault.

Per cui, precisamente, a cosa inneggiano le femministe? Al solito il tutto si riduce ad una mera questione salariale? Una tristezza infinita… Dovrebbero anzi le zelanti femministe sputare in faccia a coloro che si fanno promotori dell’ideologia Queer in quanto negazionisti del femminile nella sua essenza. Se desidero affermare la mia identità di donna devo oppormi necessariamente a chi vorrebbe invece imporre una sessualità sfumata, opacizzando il mio proposito.

Dunque, care femministe, se non volete divenire anche voi un fenomeno completamente inattuale, imparate a scegliervi meglio i nemici. Mettete da parte gli slogan sul patriarcato ed immergetevi in una profonda riflessione su quale sia davvero il nemico da combattere e su cosa valga veramente la pensa rivendicare nel mondo odierno. Altrimenti, se è solo una questione di salari e promozioni sul lavoro, tutto precipita nella più grigia tristezza piccolo-borghese…

Francesco Teodori, 10 marzo 2024

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