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La ricetta di Welfare Italia per il Pil: digitale, formazione e lavoro femminile. Il Reddito? Da migliorare

Malgrado lo choc della pandemia gli italiani restano il popolo più sotto-assicurato d’Europa, cioè il meno propenso a proteggersi dagli imprevisti sottoscrivendo una polizza. Un primato in negativo che, oltre a denotare una presunta propensione al rischio che non trova riscontro alla prova dei fatti, male si accoppia con un altro problema del nostro Paese: il macigno del debito pubblico stabilmente oltre quota 2.700 miliardi e l’età media elevata dei cittadini. Il risultato è un circolo vizioso, perché proprio il welfare rappresenta la principale voce della spesa pubblica italiana: secondo le stime nel 2021 assorbirà complessivamente 632 miliardi di euro considerando Sanità, Politiche Sociali, Previdenza e Istruzione. Il problema – difficilmente sostenibile ancora a lungo in vista del rientro in vigore del Patto di Stabilità, seppur rivisto – è stato affrontato dal Think Tank di “Welfare, Italia”. Si tratta del laboratorio di idee, nato da un progetto di Unipol nel 2010, che da qualche anno coinvolge anche The European House –Ambrosetti. Cinque i passi da compiere, secondo il Think Tank, per realizzare un nuovo modello di Welfare 5.0 capace di mettere al centro le esigenze dei cittadini e di garantire la tenuta sociale del Paese. Eccoli: 1) digitalizzare i servizi di welfare; 2) gestire in modo sostenibile levoluzione demografica; 3) introdurre efficaci politiche attive per il mercato del lavoro; 4) riformare gli ammortizzatori sociali; 5) accrescere loccupazione femminile. Necessario, comunque, affinare ancora anche il Reddito di Cittadinanza, per renderlo più giusto e inclusivo.

 

L’amministratore delegato del gruppo Unipol, Carlo Cimbri, sul palco del Welfare Italia Forum 2021 tenutosi a Palazzo Venezia a Roma

Focus su lavoro e demografia 

I risultati sono stati presentati ieri a Roma in un convegno che ha coinvolto il gotha nazionale degli opinion leader e decisori su sanità previdenza e assistenza; padroni di casa lad del gruppo Unipol, Carlo Cimbri, e quello di The European House Ambrosetti, Valerio De Molli. L’assunto di partenza del Think Tank Welfare, Italia” è che lavoro e demografia sono i due pilastri necessari a sostenere la capacità redistributiva del sistema di welfare. Vediamo ora una per una le sfide da vincere, sfide che si incastrano perfettamente con gli obiettivi del Piano di ripresa e resilienza (Pnrr) elaborato dal governo Draghi per far ripartire il pil dopo l’acme della pandemia.

 

 

Unico punto di accesso digitalizzazione dei servizi Welfare

La digitalizzazione del Paese, nellambito del welfare così come di altri servizi pubblici, resta molto lontana: lItalia si è classificata a un poco lusinghiero 19° posto pere-Government” in seno alla Ue (indice Desi – Digital Economy and Society Index). Pesa la limitata interoperabilità delle banche dati sia tra gli enti pubblici sia tra i privati. Ecco perché il Think Tank Welfare, Italia” propone di creare un punto di accesso unico digitale per i servizi di welfare. Questo dovrebbe permettere, per quanto riguarda la formazione, di consultare il libretto” relativo ai diversi cicli di istruzione conseguiti (e di accedere a borse di studio o voucher) e in ambito sanitario, di prenotare prestazioni e servizi di telemedicina, oltre a consultare il libretto vaccinale. Esigenza, quest’ultima pressante con Covid. Quanto alle politiche sociali, l’obiettivo è invece consentire al cittadino di richiedere ammortizzatori sociali e strumenti di sostegno sociale (come la NASpI o il Reddito di Cittadinanza) e di accedere ai servizi comunali (per esempio asili, mense e mobilità), e nellambito della previdenza quello di garantire la consultazione della propria posizione previdenziale pubblica (Inps o Casse) e di  controllare e modificare quella complementare (Pip, fondi aperti, fondi negoziali). Insomma tutto portata di pc e smartphone, così da semplificare davvero la vita dei cittadini in un’ottica 5.0.

 

 

Una evoluzione demografica sostenibile 

L’evoluzione demografia impatta sia sulla gestione di previdenza e sanità sia sulla crescita del Pil e quindi sulla redistribuzione del welfare. Tale quadro – notano gli esperti di Unipol – è aggravato dal limitato contributo della previdenza complementare. L’aumento della popolazione anziana comporta inoltre una domanda crescente di cure: si stima siano oggi quasi 25 milioni gli italiani con una patologia cronica, per una spesa sanitaria che sfiora i 67 miliardi. E nel 2050, il 74% della spesa sanitaria sarà concentrata nelle fasce detà sopra ai 60 anni. Il Think Tank Welfare, Italia” propone quindi di introdurre forme di risparmio incentivato sul modello dei Childrens Savings Accounts per favorire le forme previdenziali integrative fin dai primi anni di vita. Occorre, poi, una maggiore flessibilità della previdenza complementare per esempio consentendo: la “portabilità” da un anno allaltro dellammontare di deducibilità fiscale non utilizzato, di ottenere anticipazioni straordinarie sulla prestazione a prescindere dallanzianità di iscrizione, il trasferimento ai figli della posizione maturata. Auspicabile, poi, secondo gli esperti, una maggiore integrazione tra i servizi specialistici e socio-assistenziali.

 

 

Rilanciare il lavoro con le politiche attive

Per riattivare l’occupazione è fondamentale investire sulla formazione: lItalia sconta, infatti, un significativo mismatch delle competenze, ovvero unelevata incidenza di lavoratori sovra-qualificati o sotto-qualificati per svolgere la mansione lavorativa che effettivamente svolgono. Le cause sono: carenze del sistema formativo, limitato impatto dei percorsi di formazione continua di quella interna alle aziende, oltre a un maggior peso delle politiche passive (85% in Italia rispetto al 73% della Francia e al 55% della Germania). La ricetta del Think Tank Welfare, Italia” passa quindi sia dal potenziamento della formazione e della collaborazione con le imprese (con meccanismi premiali per le aziende che attivano dottorati industriali e apprendistati di alta formazione) sia dal rafforzamento dei Centri per limpiego, fondamentali per il nuovo programma Garanzia di Occupabilità dei lavoratori (Gol) e che rischiano di riprodurre le presenti differenze territoriali. Necessario, quindi: creare banche dati nazionali; tracciare le singole offerte di lavoro così da monitorare le performance di ciascun Centro per lImpiego; integrare le agenzie di intermediazione private nella selezione delle offerte, valorizzandone il contributo attraverso specifici voucher che i disoccupati possano spendere presso di loro.

 

 

Riformare il Reddito di Cittadinanza e i giovani

Nessuno nega il valore delle politiche passive e gli ammortizzatori sociali  come contrasto all’esclusione e alla povertà. Il Reddito di Cittadinanza accusa tuttavia meccanismi che ne riducono l’efficacia, tanto che la platea di beneficiari rappresenta solo il 20% del totale delle persone in povertà relativa e  che tra i beneficiari ci sono anche persone che non ne avrebbero diritto. Il Think Tank Welfare, Italia” propone quindi un’ ulteriore ottimizzazione del Reddito di Cittadinanza, nella direzione dell’ultima Legge di Bilancio, con questi passi: ridurre il requisito dei 10 anni di residenza in Italia così da favorire laccesso ai nuclei familiari stranieri; revisione della scala di equivalenza rendendola più favorevole per le famiglie numerose; differenziare limporto del sussidio in base al costo della vita a livello regionale; rafforzare i controlli ex post per punire le violazioni. Quanto al sistema degli ammortizzatori sociali, è invece fondamentale favorire la ricerca di un nuovo impiego attraverso lattuazione di un meccanismo che vincoli la fruizione – o parte di essa – degli strumenti di politiche passive del lavoro, indipendentemente dalla tipologia alla partecipazione a percorsi di formazione e aggiornamento. Infine estendere il perimetro degli ammortizzatori sociali anche ai piani aziendali così da favorire, in caso di pensionamenti anticipati, il ricambio generazionale e quindi l’occupazione giovanile.

Occupazione femminile per aiutare il Pil

Il nostro Paese è ultimo nell’Europa allargata per tasso di occupazione femminile con il 54,7% contro il 67,6% della media europea. Il Covid ha peraltro aggravato il quadro, obbligando la parte più fragile della popolazione femminile a scegliere tra famiglia e impiego. Per effetto di minori salari e un numero di ore lavorate inferiore rispetto agli uomini, lItalia ha inoltre un gender gap pensionistico tra i più elevati del Vecchio continente (31,9%). Proprio leliminazione del gender pay gap e laumento del tasso di occupazione femminile (fino ad eguagliare quello maschile) potrebbe però generare un valore di 110 miliardi per lItalia (pari al 6,7% del Pil). Il Think Tank Welfare, Italia” ritiene quindi fondamentale intervenire subito per promuovere l’indipendenza economica delle donne. Tre i passi principali: trasformare i congedi di maternità e paternità in congedi gender neutral ma con una quota minima obbligatoria in capo al padre; adottare misure a supporto della maternità a 360°, come corsi di formazione e asili aziendali o altri servizi di welfare; introdurre incentivi fiscali come la deducibilità al 100% delle spese per la conciliazione vita-lavoro indipendentemente dallIsee e il rimborso in busta paga di parte del cuneo fiscale; prevedere misure che premino le imprese; chiudere” il pension gap presente nel Paese, attraverso meccanismi di incentivazione fiscale rivolti a favorire la previdenza complementare per le donne con redditi sotto una certa soglia.

 

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