Cultura, tv e spettacoli

La sinistra confessa: la Rai l’abbiamo occupata noi

Repubblica grida alla lottizzazione della tv pubblica da parte del centrodestra con Rai3 Telekabul da sempre

I lapsus della sinistra gramsciana sono di un cringe, di un pop porno, tipo sentire la Giovanna Vitale di Repubblica che parla di assalto della destra lottizzatora al fortino di Rai 3, l’ha scritto davvero, proprio così, e non si accorge di ammettere che la Rai è stata per lunghe infinite stagioni campo di Agramante dove la sinistra l’ha fatta da padrona e con metodi arroganti.

Giovanna tutti banna: si sfinisce a stilare i nuovi palinsesti con puntiglioso cipiglio, ecco la pupilla di Salvini “con 6 programmi tutti confermati”, ecco i tre moschettieri della destra social, Pietrangelo Buttafuoco, Marcello Veneziani, Alessandro Giuli, in formazione tipo, ecco la new entry Filippo Facci, che di primo pelo non è, e le dita trasudano dispetto: avete visto, che schifo, che roba inaudita.

Il punto vitale, il punto G per Giovanna non è lo spoil system, professione vecchia quanto l’uomo, ma la sostituzione etnica: va bene per i migranti, purché non televisivi. Quelli sono deportati se non vengono, questi altri sono deportati se non restano, se vanno. Essendo di sinistra. Ma come, ma dove andremo a finire se i vari vecchi Fazio, Litti, Gramelly, uno che ha appena dichiarato, in tema di coppie omogenitoriali, che siccome la legge non gli piace sarebbe il caso di fottersene, vengono rimpiazzati con questi abusivi, questi inferiori? Non la vedete la vera kultura? Dove andremo a finire, compagna mia?

Poi possiamo fare le verginelle indignate del sacro cuore misericordioso di Berlinguer, può piacere e non piacere l’assalto alla diligenza, il nuovo potere che esattamente come i precedenti mette i suoi e dice che lo fa per amor di qualità, sta di fatto che la sinistra corifea nell’esecrare una certa tendenza non fa che ribadirla, secondo la intramontabile doppia morale: se lo fai tu è regime se lo faccio io è democrazia. La vostra è subcultura razzista la nostra è raffinatezza da Zerocalcare. Il fortino di Rai 3. La ridotta in Carta Bianca. L’avamposto di Che tempo che fa. Con Lucianina che subito si fionda da chi disprezza (caldamente invitata, comunque, non okkupatrice, va pur detto). Del resto, che più odiassero Berlusconi e più facessero la fila per tre col resto di due per andarci, era noto da 30 anni.

Il famoso entrismo leninista, detto anche la democrazia degli anticipi. I nostri cari compagni vogliono gli anticipi, i posticipi, vogliono tutto, secondo lezione sessantottina e non tollerano che gli altri facciano lo stesso. È l’assalto al cielo televisivo, che sconfessa clamorosamente la profezia marxista: altro che sbaragliare le classi, questi quando si fanno classe, elite mediatica, si percepiscono liberi, come Chiara Ferragni, si considerano predestinati, inamovibili, un Politburo in servizio permanente effettivo e ben remunerato. La lotta di classe determina la classe egemone e la classe egemone determina il regime. Se il regime cade, se cambia, si grida al golpe, si invita alla rivoluzione, si riscoprono accenti fra il guerrigliero e il patetico, si torna al deamicisiano rabbioso. E classista: chi sono questi, che vogliono, come si permettono? Da cui l’odio tutti farneticante della Murgia, il tutti mafiosi delirante di Saviano, il sangue razzista manicomiale della Valerio e il resto del delirio globale comunista.

Come dicono a Napoli: guardatev’e sacche, cioè è sempre una faccenda di soldi, siamo qui per quelli, lì sfotteva Frank Zappa, tutto il resto è conversazione, chiudeva brutale Gordon Gekko. Mettiamoci pure il promotore di pugilato Bob Arum: non è mai per soldi, è sempre per soldi. L’egemonia alla fine questo è, avidità, smania di consumo. Se no che comunisti sarebbero, scusate?

Max Del Papa, 22 giugno 2023