Economia

La storia del gas e dei rubli spiegata facile. Cosa rischia l’Italia - Seconda parte

Putin vuole che i “Paesi ostili” paghino il gas con la valuta russa. Cosa prevede davvero il decreto firmato dallo zar

L’Italia e l’import russo

Ecco, qui casca l’asino: l’Italia rischia tantissimo. Noi importiamo dalla Russia il 40% del nostro fabbisogno di gas, che nel 2021 è stato di 73 miliardi di metri cubi. Sostituire quella quota entro l’inverno è praticamente impossibile, sia aumentando a tempi record la quantità di gas estratto in Adriatico, sia ottenendo più gas dagli altri Paesi fornitori, sia ricevendo lo shale gas americano, che comunque costa circa il 30% in più del gas russo, al netto degli aumenti dell’ultimo periodo. In questo caso, per di più, c’è l’intoppo della rigassificazione, visto che gli impianti funzionanti non bastano e che per realizzarne altri e metterli a regime servono fino a 4 anni (oltre a vari miliardi di euro d’investimenti). E le piattaforme inattive in mare? Pure quelle, non si possono far lavorare a pieno ritmo in un giorno: potrebbero occorrere mesi.

Il problema delle scorte estive

Il problema non si presenterà solo con i primi freddi. Già adesso, infatti, è partita la stagione dei cosiddetti stoccaggi: di solito, in questo periodo, in Italia si accumula gas, acquistato a prezzi inferiori rispetto a quelli invernali, per poi erogarlo alla bisogna. Il guaio, tuttavia, è che agli operatori del settore, con il vertiginoso incremento dei prezzi, non conviene comprare ora: il gas, paradossalmente, costa più oggi che lo scorso inverno. Esistono alcune soluzioni (tra cui l’aumento delle bollette estive), ma il governo finora non ne ha attuata nessuna. Ammesso, ovviamente che la Russia non rifiuti in toto di venderci il metano.

Il piano d’emergenza tedesco

Dunque? La Germania ha già attivato un piano d’emergenza in caso di stop alle forniture russe. Essenzialmente, si tratta di calibrare un programma di razionamenti per evitare di arrivare a limitazioni coatte e caotiche dei consumi e ripercussioni sulle famiglie.

L’ombra dei razionamenti

E l’Italia? Noi siamo in stato di pre allerta da febbraio. Però non è chiaro chi, eventualmente, dovrebbe restare al freddo per primo: si tratta di individuare settori essenziali, dalle imprese agli ospedali, ma pure di fare in modo che i cittadini non congelino nelle loro case. Prepariamoci al peggio.

Giuseppe De Lorenzo, 1 aprile 2022

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