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La tragicità della Brexit - Seconda parte

Ci si nasconde il terribile dilemma tra la difesa di un sistema parlamentare che in qualche modo è plurisecolare e sistemi di integrazione sovranazionali in cui alcuni Stati mantengono la propria autonomia e altri devono cederne fette sempre più consistenti. Non ci si confronta con la funzionalità di sistemi politici democratici in cui la vitalità di partiti che rappresentano comunità di destino è essenziale, mentre le soluzioni di permanenti coalizioni di emergenza nazionale o di raggruppamenti che governano dal “centro” squalificando le alternative da destra o da sinistra, svuotano il senso della discussione pubblica.

Le poste in gioco non sono le “solite”, è in discussione un sistema di garanzie democratiche e liberali che è cresciuto in questo due ultime secoli e che non si capisce bene da che cosa deve essere sostituito. La May non ha dato grande prova di leadership, ma lo ha fatto nel modo di certi re inglesi o principi danesi shakespeariani rivelando l’essenza tragica del momento in cui stiamo vivendo. In questo senso tutto sommato è un personaggio più interessante di certi isterici piccoli imperialisti mercantili o di certe politiche bottegaie che nascondendo la complessità delle questioni oggi in ballo soffocano la discussione pubblica europea con mezzucci, con la retorica, con le soluzioni “tecniche” senza orizzonte strategico, spingendoci verso un destino indecifrabile. A noi italiani eredi dell’impero romano, l’idea che certi assetti siano intramontabili a prescindere dalle fondamenta su cui reggono dovrebbe fare particolarmente paura.

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