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L’acqua Evian accusata d’islamofobia

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“Ritwittate se avete già bevuto un litro di Evian oggi”, è il testo di una campagna pubblicitaria sui social, peraltro poco originale, che la francese Danone ha pensato per la sua acqua di punta. Peccato che nella Francia 2021 è una frase che può finire nel libro nero delle provocazioni, dell’islamofobia e della blasfemia. Il catalogo di offese redatto dall’islam e che a casa Macron può compromettere il destino di un’azienda. Per sempre.

Il caso Evian

La campagna Evian va avanti, infatti, da diversi mesi, ma l’errore del social media manager (il tipo che si occupa dei social in un’azienda) è stato non aver aggiornato il calendario secondo le esigenze dell’islam. È così il tweet è partito anche nel giorno di apertura del Ramadan – i musulmani sono chiamati a non bere né mangiare dall’alba al tramonto. Pochi minuti, e quella che è la popolazione musulmana più importante d’Europa – circa il 10% di tutta la popolazione francese – s’è aizzata contro la Evian. L’accusa di razzismo, islamofobia e blasfemia ha fatto strame in tempi record. Strame di libertà, s’intende. Per il momento.

Il boicottaggio islamico

L’Europa cristiana annichilita nella più bieca delle umiliazioni a chiedere scusa all’islam. Sia mai che davvero la spada di Damocle dell’islamofobia possa incontrare la propria direzione. Il brand si scusa con una serie di tweet uno più goffo dell’altro, tant’è l’orda di risentiti. Non si tratta di una polemica sui social come altre. Siamo di nuovo al cospetto dell’ennesima rivelazione dello stato di quest’epoca. Se Evian è messa in stato d’accusa dall’islam, in Francia, non in Iran o in Arabia Saudita. E in preda al panico chiede scusa perché pubblicizza se stessa, alza le mani si genuflette a quella che è stata giudicata più di una provocazione, vuol dire che i musulmani non sono più una minoranza. E che una minaccia può costare cara la pelle.

L’azienda francese, oltre alle scuse, ci ha tenuto a ribadire di “essere aperta e inclusiva”. Non importa se non può pubblicizzarsi, se ne farà una ragione. Si può anche chiudere, ma Allah non si tocca.

Il virus dell’islamismo

La Francia sa che i maestri d’odio islamici possono infettare, e mettere in pericolo vite, senza difficoltà alcuna: entro i confini nazionali esiste una rete tale che il virus dell’islamismo non ha bisogno di diffondersi neanche per via aerea. Gli imprenditori dell’islam, quelli che educano, o rieducano, i seguaci, hanno già distribuito tutte le linee guida per individuare un nemico d’Allah. Non ne invocano neanche più la morte direttamente. La platea di già radicalizzati, per amicizie o moschee, è tale che i comportamenti o già sono inibiti, o si inibiscono con facili minacce. E tutti ormai conoscono il rischio che corre chi è tacciato di islamofobia.  Non occorre far parte di un’operazione. Non sono più neanche lupi solitari.

Ma la metafora del virus non è solo un giochetto intellettuale. Perché l’emergenza sanitaria è stata un’arma politica efficacissima. E l’islam, essendo una religione che è anche un progetto politico, sta cambiando la grammatica del dibattito e delle abitudini. Se un politico è naturalmente soggetto al suo elettorato, così ormai in Occidente le grandi aziende sono schiacciate sotto il peso delle pressioni dei presunti “anti-razzisti” e degli islamisti. Adattano la loro comunicazione di conseguenza.

Recentemente la Coca Cola, negli Stati Uniti, ha tenuto un seminario in cui ha chiesto ai dipendenti bianchi di istruirsi sulle questioni razziste e di ascoltare le persone “razzializzate”. Che vuol dire? Nessuno lo sa. È solo stato ripreso il lessico degli attivisti, e intanto sono tutti avvisati. Anche Rihanna si è dovuta scusare lo scorso ottobre perché, durante una parte di un suo spettacolo, alcune modelle hanno sfilato in lingerie su una base che conteneva hadith. Se invece ad essere offeso seriamente è il cristianesimo poco conta: perché anche la comunità islamica ne è felice.

Ci stiamo sottomettendo all’islam

Ma che si scusino o promettano impegno, tutti questi brand si stanno solo sottomettendo alla logica dell’islamismo che sta educando anche il mercato. E visto che la comunità di musulmani cresce in tutto il mondo, e sono tutti osservanti, una controversia può costare diversi milioni di dollari o di euro. Le multinazionali hanno ormai digerito i nuovi valori.

Di cosa è accusata Evian? Di aver mancato di aver mancato di rispetto all’islam. E chiedetelo alla famiglia di Samuel Paty cosa vuol dire – giusto per fare un esempio recente. In Francia non si può più trascurare l’importanza del Ramadan. Dove pende la bilancia? Il caso Evian è tutt’altro che aneddotico. Sebbene le scuse siano più che goffe, “buonasera, siamo il team Evian. Siamo desolati per il tweet maldestro”, etc, etc. La vicenda che ha coinvolto la più grande produttrice di acqua in Francia, dice tutto sulla libertà in Europa e sulle radici giudaico cristiane bruciate. L’islam è l’antitesi dei principi della nostra cultura, eppure ce lo teniamo senza alzata di sopracciglio alcuna. Pena la morte. Ci stiamo arrendendo e stiamo perdendo tutto.

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