Cultura, tv e spettacoli

Lady Maneskin ci prende per i fondelli: spaccia le ferie per rivoluzione

Giorgia Soleri, fidanzata di Damiano dei Maneskin, la spara grossa: il riposo a Ibiza è un atto politico

Giorgia Soleri ibiza

Il peggio è quando le vippone adottano un linguaggio di impostazione postmarxista francofortese che neanche sospettano; e subito debbono riposarsi, esauste del languido far niente. Come Elly dopo un mese di segretariato o come l’accampata del Politecnico che lotta contro il caro affitti di Milano e si incontra col compagno Fratojanni, atteso anche il compagno stivali, Soumahoro. Vecchia storia: ci si stanca di più a fancazzare che 8 ore in ufficio o a pulire sederi o cessi, come sa la aspirante a tutto Giorgia Soleri, sedicente poetessa, scrittrice, influencer, ma, aprioristicamente, fidanzata dei Maneskin: il cantante, quello fluido dalla consistenza di un olio motore. L’altra Giorgia ha deciso che il riposo è un atto politico e a noi viene in mente la Carmen, la moglie operosa dello sfaccendato Guido Necchi di Amici Miei, che al Perozzi e agli altri venuti a prenderlo per la zingarata, spiegava: sta dormendo, poverino, l’ha fatto tardi iersera, l’era tanto stanco. “O di che?”, chiedeva sinceramente costernato il Mascetti.

La solita trovatina un po’ cagona, da ciao povery, io posso e voi guardatemi. Perché funziona così e almeno questo le Giorgie e le Chiare l’hanno capito benissimo. Questa è andata a Ibiza, che resiste nell’immaginario pur se insidiata seriamente dalla Dubai delle infermiere di Gimbe, anche loro in vacanza come atto politico. Una vita in vacanza, come cantava quello dello Stato sociale che pareva il gemello siamese del sardina Mattia. Siccome la gente ha quel che si merita, da una parte ci sono gli imbecilli che la fidanzata del fluido la criticano, ossia la prendono sul serio, dall’altra, perfino peggio, quelli che la difendono, la contestualizzano: l’esegesi su Giorgia Soleri, vedi un po’: «In una società che ritiene la performance, l’iperproduttività e il sacrificio dei propri desideri per aderire a standard inumani dei valori da sfoggiare (…) Ancor di più quando a praticarlo sono corpi non conformi, disabili, queer (…) Il privilegio necessario a potersi permettere di provare a vivere, anche solo ogni tanto, seguendo i ritmi di cui il proprio sé ha bisogno, continua ad essere un’ingiustizia che dovremmo combattere».

Per legittimare le puttanate bisogna infilarci nu poco di prosa socialisteggiante a base di marginali, di non conformi, nello slang demenziale al crocevia tra Vito Mancuso, Diego Fusaro, Scanzi e Massimo Recalcati, profeti d’insostenibile leggerezza del non essere; e si torna all’ubi consinstam piddinus, all’armocromia, crasi estemporanea per dire concordanza di colori, che all’ellenica suona meglio, perché come sono ‘ste consulenti? E dai, e assaggia: so’ greche! A buon prezzo si sa, 300 euro l’ora. Si torna alle cenette vagamente inclusive, chez Baglioni che ci fa l’agonia sentimentale, “io invito tutti” mentre invita solo un certo giro, da piccola bellezza di pessimo gusto. Si rimanda alla direttora di Vogue Italia che dice: la moda è inclusiva, i ricchi la comprano, i povery mettono i like, e donna Lucia, Annunziata, manco un “cazzo!” di costernazione.

Tu chiamalo, se vuoi, capitalismo tecnocratico ludico: fare soldi giocando senza fare una beata minchia, l’involuzione del morettiano faccio cose, vedo gente: non faccio niente, mi vede la gente. Ne hanno fatto un mestiere: “influencer, creatrice di contenuti digitali”. E quali? Le coppie perfette in questa terza decade di millennio non sono più calciatori e veline ma succedanei di cantanti e accompagnatrici o mogli-schermo inconsistenti, fisicamente un po’ andanti, ipertruccate e filtrate, vacue a 360 gradi. E tutti che la prendono a ridere non rendendosi conto che i figli crescono disposti a tutto, anche a far fuori i genitori per diventare la stessa roba.

Del resto i genitori, specie le mamme, sono i primi a spingere. C’è questo concentrarsi delle istanze vanitose, oltre il narcisismo, di stampo televisivo e social, che davvero hanno scassato le menti, le hanno smerigliate e cancellate, e noi qui a preoccuparci di intelligenze artificiali che non potranno fare più danni di così. Perché non c’è più la prateria da incendiare, perché è tutta terra già bruciata se una fidanzata a uno famoso si ritiene in dovere di fare la predica cialtrona per giustificare l’atteggiamento classista, “vado in vacanza come segno di lotta sociale, di riscatto delle classi subalterne”, una provocazione che nella società sovietica, terribile ma seria, alienante, alienata ma seria, sarebbe valsa l’immediata deportazione, la kommandorova in Siberia. A dicembre, per andare sul sicuro. E le vacanze quelle belle, nell’orto o nel giardino di sterpi, come raccontava Giorgio Bocca che in Russia c’era stato e non nel ’47 ma nel ’74, quando tutti potevano mentire spudoratamente sul paradiso in terra, ma con più dignità di questa proiezione di se stessa. Ma che sarebbe l’influencer se non il mestiere delle pose e delle parole oscene, da santona a chiappe espanse?

Max Del Papa, 9 maggio 2023

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