Scuola

L’alternanza scuola-lavoro va difesa

Perché le accuse sistema duale di apprendimento sono fuorvianti e strumentali

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Gli eventi delle ultime settimane hanno portato agli onori della cronaca il tema dell’alternanza scuola-lavoro, innescando un moto di protesta contro tale istituto, colpevole di non tutelare adeguatamente gli studenti interessati anche e soprattutto sotto il profilo della salute e sicurezza sul luogo di lavoro. A ben vedere, il dibattito sull’alternanza scuola-lavoro e sul sistema duale di apprendimento che ne è sorto si sta rilevando da più parti fuorviante e strumentale: non è l’alternanza scuola-lavoro la colpevole dei ben noti accadimenti – senza dubbio da condannare – ma l’assenza di una adeguata cultura della sicurezza.

Non è dato comprendere, pertanto, come i moti di protesta si siano rivolti ad un istituto che, in realtà, garantisce agli studenti la proficua opportunità di entrare nel mondo del lavoro ben prima del termine del ciclo di studi: non è forse la distanza tra scuola e mondo dell’impresa uno dei problemi che le società riscontrano maggiormente nella ricerca di figure con competenze spendibili nel proprio organico? I dati parlano chiaro: oltre due milioni di giovani non impegnati né nello studio, né nel lavoro, né nella formazione (i cosiddetti NEET), disoccupazione giovanile al 26%, circa un milione di posti di lavoro all’anno che le aziende non riescono a coprire per carenza di competenze adeguate.

Da qui, l’impellente necessità – non di aggiungere nuove discipline nei percorsi di apprendimento scolastici – ma di potenziare le esperienze di alternanza scuola-lavoro, ricorrendo ampiamente al c.d. sistema duale in cui il conseguimento delle qualifiche e dei diplomi professionali da parte degli studenti avviene attraverso l’integrazione tra formazione e lavoro tramite l’utilizzo del contratto di tirocinio curriculare. Soluzione che non può che produrre benefici soprattutto a favore degli stessi giovani, aiutati a maturare competenze spendibili nel mondo del lavoro per evitare di essere relegati ai margini della società. Si tratta, infatti, di un’esperienza utile anche e soprattutto per gli studenti i quali vedono il proprio percorso formativo avvicinarsi sempre più alle competenze e ai requisiti professionali richiesti dalle realtà imprenditoriali, toccando con mano lo sviluppo pratico delle nozioni imparate sui libri.

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