Scuola

L’alternanza scuola-lavoro va difesa - Seconda parte

Perché le accuse sistema duale di apprendimento sono fuorvianti e strumentali

A ciò si aggiunga anche la possibilità di conoscere le aziende del territorio, stabilendo contatti con quest’ultime anche in vista di una futura e stabile collaborazione al termine degli studi. Da non sottovalutare anche l’opportunità offerta agli studenti di apprendere nuove informazioni per loro natura non ricavabili dai libri. Senza menzionare il notevole calo del tasso di disoccupazione che ne deriverebbe, laddove le imprese riuscissero sempre a reperire nel mercato figure professionali in linea con le loro richieste, senza escludere nessuno.

Insomma, bisogna evitare di fare di tutta l’erba un fascio: eventi come quelli delle scorse settimane non possono e non devono succedere ma non è l’alternanza scuola-lavoro a doverne subire le conseguenze. Ciò che si rivela essenziale per evitare il ripetersi di situazioni analoghe è la creazione di una solida e consapevole cultura della sicurezza – condivisa da studente lavoratore ed azienda – tramite il rafforzamento dei protocolli e l’aumento delle ore dedicate all’orientamento e alla formazione nonché l’implementazione di controlli preventivi da parte delle istituzioni scolastiche e formative. Il tutto senza nulla togliere all’alternanza scuola-lavoro così come attualmente prevista, la quale continua a rilevarsi un ottimo strumento per ridurre le distanze tra la scuola e il mondo del lavoro.

Nemmeno la proposta di un salario minimo di formazione in luogo dell’abolizione dell’alternanza scuola-lavoro – così come avanzata nei giorni scorsi da alcuni movimenti studenteschi – potrebbe rivelarsi proficua e trovare spazio nell’attuale sistema: la simile esperienza del reddito di cittadinanza ha già dimostrato come sia arrivato il momento di lasciare perdere i sussidi e di incentivare politiche attive del lavoro, in grado di incentivare realmente le opportunità di occupazione di ogni lavoratore.

Gabriele Fava, 22 febbraio 2022

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