Politica

Landini, il capopopolo senza popolo: i (veri) numeri del flop dello sciopero

L’aspirante leader della sinistra fa opposizione al governo, ma in piazza lo seguono quattro gatti

© canuzuner tramite Canva.com

Maurizio Landini è uno degli uomini del momento dal punto di vista politico. Cioè, lui sarebbe un sindacalista, leader della Cgil, ma da diversi mesi sta agendo più da aspirante leader della sinistra, da federatore di quell’accozzaglia chiamata campo largo, che da rappresentante dei lavoratori. Nelle sue dichiarazioni va dalla manovra all’immigrazione fino alla politica estera, sfoderando un weekend sì e uno no lo strumento dello sciopero. Ieri è stato il giorno della mobilitazione nazionale, preceduta da un’uscita a vuoto come l’ambizione di una “rivolta sociale”. Non che ieri si sia smentito: Landini infatti ha evocato “un tentativo serio di svolta autoritaria” del governo e ha promesso di “rivoltare il Paese come un guanto”. La fiera delle castronerie. Ma i dati? Beh, forse il compagno Landini farebbe meglio a non leggerli.

Cgil e Uil esultano per l’ottima riuscita dello sciopero parlando di un’adesione di oltre il 70 per cento, con mezzo milione di persone scese in piazza nelle oltre 43 manifestazioni organizzate in tutta Italia. “Una giornata straordinaria, con una partecipazione di 500mila persone in 50 piazze. C’è stata anche un’adesione molto importante agli scioperi e credo che sia un messaggio molto forte di chi chiede di essere ascoltato” la conferma di Landini. Ma la realtà dei fatti dice altro. Basti pensare a quanto sostenuto in una nota ufficiale del ministero dell’Istruzione e del Merito: secondo il dicastero guidato da Giuseppe Valditara, l’adesione allo sciopero generale per il comparto scuola è stata del 5,65 per cento. Entrando nel dettaglio, per i dirigenti scolastici l’adesione è stata dell’1,5%, per i docenti del 5,54%, per il personale Ata del 6,35%. Che successone per i compagni. “Si profila una adesione molto bassa allo sciopero indetto da Cgil, Uil e sindacati di base.Avanti con le riforme e con la valorizzazione professionale del personale della scuola”, il commento su X del ministro Giuseppe Valditara.

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La natura politica dello sciopero è stata palpabile fin dall’inizio e anche per questo i numeri delle adesioni rappresentano una vera e propria Caporetto. E c’è un altro dato particolarmente allarmante per il capopopolo Landini e per il fedele alleato Bombardieri: quello delle Poste. Ieri i lavoratori postali hanno dato una lezione ai leader dei sindacati: la stragrande maggioranza ha scelto di recarsi regolarmente al lavoro. L’adesione allo sciopero non ha superato il 4 per cento, fermandosi al 3,9, tra i 120 mila lavoratori postali nel Paese. Altro esempio lampante del flop è rappresentato dal personale Atac: solo il 18,2 per cento ha aderito alle 4 ore di mobilitazione. Numeri distanti anni luce dalla favola raccontata dai sindacati. Tanto per fare un paragone, lo scorso 20 settembre, allo sciopero di 24 ore proclamato dalle sigle di base Cobas, Adl, Sgb, CubTrasporti (Usb – Orsa): era stata registrata un’adesione del 51,7 per cento per l’esercizio di superficie e del 46 per cento per l’esercizio metropolitane e ferrovie regionali.

In soldoni, lo sciopero di Landini e Bombardieri ha coinvolto quattro gatti rispetto alle aspettative dei due leader. Un flop che ridimensiona ulteriormente i due sindacalisti, una brutta botta per le speranze da leader politico del segretario Cgil, che anche ieri ha colto l’occasione per sfidare frontalmente Giorgia Meloni e il suo governo. Il problema è che Landini non viene ascoltato nemmeno da chi paga per essere sostenuto dal suo sindacato, figurarsi dal resto degli italiani…

Franco Lodige, 30 novembre 2024

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