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Cancel culture

L’assurda crociata dell’Ue: alterare i palazzi fascisti

Vi ricordate quando la rivista New Yorker scrisse quell’articolo surreale dicendo che bisognava sostanzialmente abbattere tutti gli edifici costruiti durante il Ventennio in stile razionalista perché rappresentavano un legame con il fascismo? Qualcuno fece giustamente notare che in quegli edifici ci sono oggi tribunali, ci sono oggi sedi della polizia, ci sono oggi ospedali, ci sono oggi sedi delle istituzioni democratiche italiane. Vi ricordate anche quando Laura Boldrini propose di cancellare la scritta Mussolini dall’obelisco nel Foro italico? Ebbene, oggi questa formula di cancel culture viene riproposta da niente di meno che dall’Unione Europea.

La nostra cara Unione Europea, sempre in prima fila per la cancel culture, sempre in prima fila per il politicamente corretto, lancia questo nuovo progetto ovviamente pagato con i soldi dei contribuenti europei. Verrà presentato a Cesena nel primo meeting europeo sul “patrimonio dissonante” in cui verrà annunciato un nuovo progetto europeo nato per ripensare gli edifici costruiti in periodi storici difficili e portatori di valori controversi.

Cosa si intende per patrimonio dissonante? Si intende sostanzialmente tutti quegli edifici anche l’architettura razionalista che sono stati realizzati, in Italia, durante il Ventennio fascista. Una forma totale di cancel culture, di eliminazione e cancellazione di quella che è stata la nostra la nostra storia, un tentativo di mascherare questi edifici che hanno un valore non politico ma anche un valore artistico. L’idea sarebbe quella di mascherare questi luoghi con delle ristrutturazioni, cercando di rivedere la destinazione d’uso e costruendo attorno tutta una narrazione di carattere anche politico e culturale volta a portare avanti questa cancel culture.

Già di per sé sarebbe molto grave se non fosse che questo progetto è lautamente finanziato dall’Unione Europea. Pensate che solo il comune di Cesena, che è capofila in questa iniziativa, riceverà 180 mila euro da destinare a questo progetto per vari edifici tra cui per esempio l’ex GIL o la fabbrica Arrigoni. L’Ue mette nuovamente le mani sulla nostra storia e cerca di portare avanti un progetto che è destinato alla cosiddetta “architettura dissonante”. Io l’unica cosa che vedo qua di dissonante sono i soldi dei contribuenti europei che vengono sperperati per questi progetti non solo inutili, ma anche dannosi.

Francesco Giubilei, 27 novembre 2023

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