Giovedì scorso, durante l’edizione delle 19, il Tg3 ha mandato in onda un istruttivo servizio in merito a cosa significa una informazione eccessivamente sbilanciata nei confronti di una parte, in questo caso quella componente della magistratura che viene accusata di essere ostile pregiudizialmente alle politiche migratorie dell’attuale maggioranza di governo.
Sul caso di Iolanda Apostolico, la giudice che si è dimessa dalla magistratura probabilmente a causa proprio di un eccessivo sbilanciamento politico, se così lo vogliamo definire, la giornalista che ha curato il pezzo si è limitata ad accennare il video in cui la stessa Apostolico manifestava, nel 2018 in quel di Catania, insieme ad altri militanti di sinistra, contro i decreti sicurezza dell’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini. Dopodiché, citando le forti tensioni che da tempo interesserebbero i rapporti tra magistratura e governo, nel servizio è stato interpellato senza contraddittorio Giuseppe Santalucia, presidente di quella stessa Associazione Nazionale dei Magistrati che da tempo non sembra esprimere molta convergenza, per usare un eufemismo, nei riguardi della linea sui temi caldi dell’immigrazione e della giustizia che cerca faticosamente di portare avanti l’esecutivo Meloni.
Tant’è che, senza fare un chiaro riferimento ad un preciso nesso tra il citato video, postato sui social da Salvini, e le dimissioni della Apostolico, l’intervento di Santalucia lo ha inquadrato in una luce tesa a far passare la giudice in oggetto come vittima di una sorta di accanimento politico-mediatico, con queste parole: “I magistrati vengono prima accusati e poi vengono fatti degli screening sui media – il riferimento alla vicenda Apostolico è chiarissimo -,vengono pubblicate foto di vita privata. Non si guarda più a ciò che il magistrato scrive come motivazione del provvedimento, ma si sposta l’accento sulla sua persona, e tutto questo crea una situazione molto pesante.”
In pratica, ciò dovrebbe farci indurre a credere che la povera Apostolico sarebbe stata costretta a dimettersi perché qualcuno si è pesantemente intromesso nella sua insindacabile vita privata, riprendendola mentre da semplice cittadina manifestava con i soliti gruppettari di sinistra, pregiudizialmente ostili ai citati decreti sicurezza, in favore di una sostanziale immigrazione incontrollata.
Immagino che anche quando in una recente assemblea della medesima Anm Maurizio Landini – il personaggio che pochi giorni prima straparlava a destra e a manca di rivolta sociale – è stato presentato come “uno di noi”, gli stessi magistrati presenti ritenessero la cosa una faccenda legata allo loro altrettanto intangibile sfera personale.
Insomma, anche per il Tg3, erede del glorioso Telekabul di Sandro Curzi, la vita privata dei magistrati che a volte li trasforma in fieri e feroci oppositori del governo, guarda caso quando a comandare c’è la destra, non ha niente a che vedere con le loro imparziali decisioni. Ne siamo tutti convinti, parola di giovani marmotte.
Claudio Romiti, 7 dicembre 2024
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