Le 6 bugie della globalizzazione

Pandemia e guerra in Ucraina hanno smontato alcuni illusioni e luoghi comuni diffusi in Occidente. Ecco quali

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Con l’implosione dell’Unione Sovietica e del suo sistema di alleanze, con la fine cioè della “guerra fredda”, si diffuse in tutto l’Occidente la sensazione che ormai il mondo si era messo sulla via dritta e mai più avrebbe deviato dal suo cammino. Il che ovviamente non significa che qualcuno abbia mai creduto che crisi e distorsioni non ci sarebbero più state, nemmeno il molto frainteso Francis Fukuyama). Solo che l’orizzonte idealmente intrascendibile era stato per molti di noi ormai agguantato e anche i conflitti, attenuati, si sarebbero svolti all’interno quel perimetro. Quante ne abbiamo lette e sentite di parole dettate da questa illusione! Proviamo a farne un rapido, imperfetto, provvisorio elenco.

1. Due popoli che commerciano non si fanno la guerra; quindi, se la globalizzazione degli scambi si intensificherà ancora non avremo più da temere. Ora che la Russia non avesse raggiunto, fino a ieri, un intenso interscambio con l’Occidente non si può certo dire, tanto che ancor oggi è per noi una fonte imprescindibile di approvvigionamento energetico come ben sappiamo.

2. Il numero dei Paesi democratici tenderà ad aumentare sempre più e le stesse autocrazie poco alla volta si “addolciranno” e occidentalizzeranno. Oggi quella dei paesi democratici, almeno nel senso liberale del termine, sembra essere una piccola ridotta. E anche al loro interno la qualità della democrazia, sia formale (cioè istituzionale-parlamentare) sia sostanziale (leggi: conformismo culturale e libertà d’espressione), è nettamente peggiorata.

3. I mercati sono la precondizione delle libertà civili e politiche: essi fanno crescere la classe media, la quale chiederà potere e quindi diritti e libertà di ogni genere. Che il mercato potesse coincidere con la più ampia rete di sorveglianza e controllo, come accade in Cina, non era stato messo nel conto.

4. Gli Stati nazionali sono un residuo del passato, si va sempre più verso una governance mondiale affidata agli organismi sovranazionali che regoleranno con la partecipazione di tutti il commercio, la sanità, i conflitti. Una pia illusione, visto che questi organismi sono semplicemente diventati gli strumenti con cui gli Stati più forti hanno conquistato potere e influenza. Anche in questo caso, la Cina è stata da manuale: riuscendo a nascondere, ad esempio, con la complicità dell’Organizzazione Mondiale della Sanità la “verità” sulla pandemia; e, già prima, a sfruttare le regole dell’Organizzazione Mondiale del Commercio per falsare la competizione in campo economico e diventare la seconda economia del mondo in pochissimi anni. D’altronde, sempre su questo punto, non è l’aggressione dell’Ucraina un’aggressione di uno Stato sovrano ad un altro che lo è altrettanto, in spregio ad ogni diritto internazionale? E noi non stiamo forse difendendo la classica (ottocentesca) libertà, indipendenza e autodeterminazione di uno Stato sovrano?

5. L’Unione Europea costruirà la sua identità non sui valori (Ratzinger) ma sul fatto di essere la prima entità a fare proprie le regole dello stato cosmopolitico a venire (Spinelli). Essa si fonderà sul soft power, e quindi non avrà bisogno di eserciti (Habermas-Derrida); sugli scambi commerciali, perché è il primo “mercato del mondo”; su un’idea universalistica dei diritti e della giustizia (la cosiddetta e fantomatica Global Justice!); sul progetto di un mondo migliore e cioè emendato dalle “colpe” storiche che l’Occidente stesso ha accumulato lungo il suo cammino; sul progetto di un mondo “sostenibile” basato su una riconversione ecologica drastica e rapida (gretismi di movimento e di governo). La pandemia prima, la guerra poi, hanno fatto crollare queste utopie, di cui nessuno più osa parlare nei termini ideologici che potevamo prima incosciente permetterci.

6. I paesi di Visegrad sono “fascisti” e non amano la libertà. Che non lo siano ma che semplicemente, avendo conosciuto le vecchie utopie non vogliono abbracciare acriticamente le nuove, sembra ora evidente; così come è probabile che quelle “imperfezioni” riscontrabili nelle loro democrazie non siano del tutto dissimili a quelle che, diversamente atteggiate, si riscontrano anche ad Ovest. In ogni caso, il fronte comune contro il nemico Putin aiuterà a superare le incomprensioni o a scalfire la malafede (ove c’è stata) degli uni e degli altri.

In effetti, il vero errore di Putin, dal suo punto di vista ovviamente, è forse stato proprio questo: non aver capito che le democrazie periscono esangui quando non hanno un “nemico” (già Popper si vide costretto a definire la “società aperta” in contrasto coi “suoi nemici”, e non “in positivo”). Con la sua scellerata invasione, un nemico all’Occidente glielo ha fornito su un piatto d’argento!

Corrado Ocone, 24 marzo 2022

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