Le balle del Corriere sul coprifuoco

17k 45
generica_porro_1-1200

Prendi uno studio, leggilo male, riportalo ancora peggio ed avrai pronta una crociata mezza farlocca contro le riaperture e in favore del coprifuoco. Stamattina il Corriere pubblicava a tutta pagina un pezzo sulle restrizioni più efficaci citando una ricerca condotta da alcune delle maggiori università europee tra cui le onnipresenti Oxford e Imperial College di Londra. In un momento in cui si discute di riaperture, e un pezzo di governo battaglia per eliminare limiti d’orario, lo studio in preprint cade a fagiolo per sostenere le tesi dei rigoristi. “Il coprifuoco serve? Riduce l’Rt del 13%”, titola il Corsera. E infatti è proprio questa l’idea che il lettore si fa una volta conclusa la lettura dell’articolo: rinchiudere i cittadini in casa alle 22 “riduce la mobilità e la possibilità di contagio”. Amen.

L’ovvietà del coprifuoco

Ora, dire che il coprifuoco riduce la mobilità è come scrivere che il ghiaccio è freddo. Un’ovvietà banalissima. Lo stesso dicasi per i contagi: meno contatti, meno infetti. Grazie, Graziella e… Ma se uno si va a leggere con attenzione tutto lo studio dalla fonte originale, le conclusioni che trae della chiusura notturna all’italiana sono decisamente diverse. E forse addirittura opposte.

I dati raccolti dagli studiosi dicono questo: le chiusure aziendali risultano essere “particolarmente efficaci” e infatti riducono l’Rt del 35%; sbarrare i negozi ha un “grande effetto sulla trasmissione con una riduzione stimata del 12%”; e lo stesso dicasi per locali notturni, negozi di vendita al dettaglio, parrucchieri e saloni di bellezza. A poco o niente serve, invece, bloccare i tornelli di zoo, musei e teatri (solo -3%) così come costringere gli alunni alla Dad incide sull’Rt solo per un misero -7%. Il lockdown (ma quello vero) produce infine una riduzione totale dell’indice di replicazione del 52%.

I “moderati” effetti del coprifuoco

Ed ecco che arriviamo al coprifuoco. I ricercatori scrivono che “una politica più rigorosa sull’uso della mascherina e un coprifuoco notturno ha avuto effetti moderati, ma statisticamente significativi”. L’effetto dunque è solo “moderato”, altro che titoloni a nove colonne. In ordine si stimano un -12% e -13%, ma “è probabile” che queste misure siano influenzate anche da altre regole attive contemporaneamente. E che, come rivela un altro studio francese, un coprifuoco troppo rigoroso possa avere addirittura l’effetto opposto: aumentare i contagi.

E qui occorre fare una riflessione, facendo attenzione alle parole usate dagli scienziati.

Come visto il coprifuoco ha un’efficacia solo “moderata” e quindi inferiore al “grande effetto” della chiusura dei negozi. Dunque se ne deduce che se si riaprono i locali commerciali, è sciocco mantenere attiva la tagliola delle 22. Che senso ha che gli italiani possano andare a comprare le scarpe anche in zona arancione, attività a quanto pare più pericolosa dello stare in giro di notte, mentre devono rientrare a casa entro le 22? Se il governo decide di prendersi un “rischio calcolato” aprendo i ristoranti, e dunque rinunciando ad una misura “efficace”, non ha molta logica colpire i ristoratori con una norma dagli effetti solo “moderati”. Così si finisce col bastonare i ristoratori (e l’economia) senza ottenere alcun vantaggio epidemiologico. Se rischio deve essere, che rischio sia. Ma fino in fondo. Senza farla pagare il conto solo agli imprenditori.

Ti è piaciuto questo articolo? Leggi anche

Seguici sui nostri canali
Exit mobile version