Chiesa

Le bordate di Ruini a Papa Francesco: “Va restituita la Chiesa ai cattolici”

Il cardinale tratteggia il profilo del nuovo Pontefice: “Bergoglio è sembrato privilegiare i lontani a scapito dei vicini”

Cardinal Ruini Papa Francesco

Il cardinal Ruini non parla mai a caso. Grande uomo di Chiesa, già capo della Cei, ascoltato porporato, in queste ore sta tratteggiando il profilo del prossimo Papa dopo la morte di Francesco. E nel farlo mette in evidenza i limiti del pontificato bergogliano, così attento ad aprirsi all’esterno da rischiare di perdere i fedeli. “Servirà un Papa buono, profondamente credente, dotato di attitudine nelle questioni di governo, capace di affrontare una fase internazionale delicatissima e molto pericolosa – dice il cardinale al Corsera – E servirà un Papa caritatevole. Caritatevole anche nella gestione della Chiesa”.

E attenzione: non è questione di nazionalità. Il futuro Papa “può venire da qualunque parte del mondo”, l’importante sarà “restituire la Chiesa ai cattolici, mantenendo però l’apertura a tutti”. A preoccupare Ruini sono due elementi. Primo: “I funerali hanno dato l’impressione che si sia risolto il problema principale del pontificato, quello cioè della divisione della Chiesa, che in qualche modo coinvolgeva lo stesso Bergoglio. Purtroppo la divisione è rimasta, con il paradosso per cui favorevoli a Francesco sono per lo più i laici mentre contrari sono spesso i credenti”. Secondo: Bergoglio “con intenzione missionaria si era rivolto soprattutto a quanti erano distanti, con modalità che hanno irritato chi per anni si era speso a difendere le posizioni cattoliche. Francesco è sembrato cioè privilegiare i lontani a scapito dei vicini”. Terzo: “Purtroppo la popolazione ha percepito una scelta netta di Bergoglio verso l’apertura alle novità. E molti lo hanno rifiutato per rimanere fedeli alle loro convinzioni”.

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Si tratta di una critica neppure troppo velata al pontificato bergogliano. Certo: Ruini può essere inserito nel calderone dei conservatori, di sicuro non segue la linea che in queste ore sta dettando il cardinal Marx, ma è un esponente che – pur non votando – potrebbe indirizzare i porporati votanti verso un candidato che, pur mantenendo lo spirito di apertura di Francesco, recuperi anche l’adesione alla dottrina che fu propria di Ratzinger.

A convincerlo a parlare è stato anche il funerale di Francesco, o meglio la rappresentazione che ne hanno dato i media. “Quello che non ha avuto abbastanza rilievo è che l’elemento centrale della Chiesa è Cristo, non il Papa. Altrimenti si apre un problema”, spiega Ruini. “Alla morte di Wojtyla la gente urlava ‘santo subito’, mentre alla morte di Bergoglio ha urlato ‘grazie Francesco’. Ecco, se viene messa in ombra la dimensione trascendente non si rende un buon servizio alla Chiesa“.

Il problema insomma non è tanto il rischio di uno scisma, se non c’è stato con Bergoglio è difficile che accada, ma il pericolo arriva da “quei teologi che prendono posizioni contrarie all’ortodossia cattolica”. “Certe affermazioni di papa Francesco potevano dare l’impressione di una grande apertura, come il famoso ‘chi sono io per giudicare’, riferito alle persone omosessuali, che sembrava preludere a profonde modifiche dottrinali – aggiunge Ruini – Su altri aspetti è andato invece in senso opposto, riuscendo — e questo è uno dei suoi grandi meriti di cui nessuno parla — a neutralizzare la contestazione ecclesiale sui punti più acuti: dall’ipotesi del sacerdozio alle donne alla illiceità dell’aborto, per la quale ha usato parole assai forti, che nessuno aveva osato pronunciare prima di lui. Così negli ultimi anni è diminuita, nelle aree ecclesiali più radicali, la simpatia nei suoi confronti”.

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