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Le Sardine hanno un programma. Ed è pericoloso…

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Le Sardine dunque hanno un programma di massima, articolato in sei punti, anzi “pretese” come le chiamano loro. Li trovate in fondo all’articolo. Lasciamo perdere le supercazzole sull’informazione e sui luoghi dove, secondo le Sardine, non si potrebbe far politica. La politica si fa ovunque, non solo seduti al ministero, e la comunicazione politica si fa con gli strumenti più efficaci. Il decreto sicurezza di Salvini si può anche abolire a patto di avere una idea migliore ma non sembra questo il caso. Passiamo quindi al punto più interessante, il quinto.

La pretesa è clamorosa: equiparare la violenza verbale a quella fisica. C’è qualche piccolo problema pratico e ideologico. Quello pratico è presto detto: sarebbe necessario riscrivere il diritto. Quello ideologico è potenzialmente catastrofico proprio per gli ammiratori della democrazia come le Sardine. Infatti una simile legge si presta magnificamente a diventare presto o tardi un manganello contro chiunque si opponga al potere di turno. “Chiudete i porti” sarà violenza verbale contro gli immigrati? A parti invertite, “Ora e sempre Resistenza” sarà violenza verbale in quanto istigazione a prendere le armi in pugno come fecero i partigiani? Sono esempi volutamente forzati. È ovvio che la risposta è no in entrambi i casi. Ma quando si comincia a sanzionare le parole non si sa mai dove si finisce. È un dibattito in corso da molti anni negli Stati Uniti.

Tesi prevalente, per ora: punire l’hate speech è contrario alla libertà d’espressione garantita dalla Costituzione. Se poi una parola vale quanto una aggressione, si entra in un terreno davvero minato. Dispiace vedere un movimento spontaneo (a suo modo generoso, con gente di tutte le età, con molti ragazzini ancora minorenni in piena buona fede) che finisce a chiedere censura pur convinto di chiedere l’opposto. Pensateci Sardine.

Alessandro Gnocchi, 16 dicembre 2019

Programma Sardine

1. Pretendiamo che chi è stato eletto vada nelle sedi istituzionali a lavorare;

2. Chiunque ricopra la carica di ministro comunichi solo attraverso i canali istituzionali;

3. Pretendiamo trasparenza dell’uso che la politica fa dei social network;

4. Pretendiamo che il mondo dell’informazione traduca questo nostro sforzo in messaggi fedeli ai fatti;

5. Che la violenza venga esclusa dai toni della politica e anzi che la violenza verbale venga equiparata a quella fisica;

6. Abrogare il decreto sicurezza di Matteo Salvini.

 

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