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L’Europa vuole il commissario al “benessere animale”

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Non per fare facile demagogia ma questa volta i parlamentari europei se la sono chiamata. Fra un’emergenza energetica e una bellica, fra una pandemia e una stagflazione annunciata, ben 127 europarlamentari di tutti i gruppi (un record: mai accaduto!) hanno trovato il tempo per appoggiare la richiesta di varie associazioni animaliste per la istituzione a Bruxelles di un “Commissario europeo per il benessere animale”.

Scherzando si potrebbe dire che è abbastanza scorretto che i “diritti degli animali”, per dirla con quel bizzarro tizio che è il pensatore australiano (scusatemi ma non riesco a chiamarlo “filosofo”) Peter Singer che li ha teorizzati, siano rappresentati da un umano. Ma, prima che qualcuno ci prenda sul serio e proponga di seguire le orme di Caligola che voleva fare console il suo cavallo, sgombriamo ogni equivoco: chi scrive non solo non è nemico degli animali, ma ritiene che la sensibilità nei loro confronti sia indice di gentilezza d’animo e di moralità caratteriale. Qualità che però si svolgono e manifestano in una dimensione solo ed esclusivamente umana. In particolare, è la compassione la virtù che ci lega agli animali, facendoci ad esempio partecipare empaticamente alle loro sofferenze.

Ma qui appunto, sul lato del sentire, del pathos, si fermano le similitudini. Perché poi gli uomini non si limitano a sentire ma pensano e hanno non solo coscienza ma autocoscienza: sanno, prima di tutto, di dover morire, e questo li differenzia ontologicamente dalle bestie. Millenni di sapienza umana hanno compiuto questa distinzione e stabilito una scala gerarchica che va dalla natura inorganica a quella organica, e poi dagli animali all’uomo, su fino a Dio. Il quale non è necessariamente il Dio cristiano, ma è il nome che possiamo dare semplicemente alla consapevolezza del limite, al richiamo al mistero che ci avvolge e ci costituisce, a ciò che è oltre l’intelligenza umana e che l’intelligenza umana per principio o costituzione non potrà mai cogliere. Che è poi anche l’Essere di cui parlano i filosofi, che ogni momento marca e ci ricorda la “differenza ontologica” che il naturalismo e biologismo dei nostri tempi non riesce a cogliere.

Nella loro beota ignoranza, ovviamente i parlamentari europei non son chiamati a compiere queste riflessioni, ma il fatto stesso che non si fermino nemmeno dinanzi al buon senso la dice lunga. È infatti nel senso comune che le più alte acquisizioni del pensiero si sono per così dire semplificate e sedimentate. Non tenerne conto e abbattere, con una furia prometeica e distruttrice, ogni tradizione e limite, dimostra che ci governa o rappresenta è non solo stupido ma anche pericoloso. Alla fin fine, concentrarsi sul “benessere degli animali”, ammesso e assolutamente non concesso che definibile e casomai misurabile, significa distrarsi e dimenticarsi del benessere umano, o meglio badare solo ed esclusivamente al proprio ed egoistico. Se sgrassi la sollecitudine per il “benessere animale” non fai che trovare il più classico e narcisistico moralismo da “anima bella”.

Corrado Ocone, 13 maggio 2022

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