Società

L’ha fatto davvero: la sinistra riparte da Elena Cecchettin

Espresso Elena Cecchettin

Allora, le copertine dell’Espresso sono una specialità a se stante, del genere surrealismo sovietico, roba che una risata te la strappa, di compatimento: ma vedi un po’ questi se son rimasti al comunismo di guerra, di guerriglia. Roba da alienati, incapaci di cogliere il ridicolo, non perdonarli Padre perché non sanno quello che fanno, tipo il Manifesto coi suoi leggendari titoli quando esalta Toni Negri o Hamas.

Il mondo al contrario, loro malgrado. Leggendarie: “Uomini e no” con Salvini e Abou, che a ruoli invertiti poteva pure avere senso (pervicacemente doppiata da “capitani e no” con Rakete al posto del demagogo infangato nero, mentre Salvini restava dov’era, a pigliarsi gli sputacchi); Elly ultima spes della sinistra; Zero Calcare ultimo intellettuale, e qui eravamo al climax della tragedia riconosciuta: stiamo talmente scombinati che non ci resta che piangere; ma anche, a ritroso, Monti santificato, “Se non ce la fa neanche lui…”. Difatti questo Dracula in mantello stellare, con macabro castello a Bruxelles, finì presto di ammazzare l’agonizzante cavallo Italia e stiamo ancora tornando da un eurofunerale che non finisce mai.

Roba così. Le copertine dell’Espresso peraltro vanno oltre qualsiasi smarronata sinistra perché conservano una particolarissima carica di sfiga, di solito sono il bacio mortale, se uno ci finisce sopra, si gratta: citofonare, per l’appunto, famiglia Soumahoro. Adesso, inesorabile come la stupidità, la forza del destino cretino, è il turno di Cecchettin Elena, la sorella barricadera, della serie sbatti la nostra in prima pagina, la nostra eterna ultima Thule, la sinistra riparta da. “Donna dell’anno”, per via del Patriarcato eccetera.

Elena è lei e non è lei: più taroccata di Chiara Ferragni che sbandiera un pan d’oro e difatti le coincidenze esoteriche, le correlazioni, corrono parallele: entrambe influencer, entrambe dedite a buone cause, cioè loro stesse, entrambe nel giro Pd, entrambe taroccate. Loro e non loro: potevano anche scegliere una foto più sincera, tipo quelle in cui la nuova sinistra coscienza della sinistra dark si spara su Instagram le pose, raga, con non si sa che roba sulla lingua e un crocifisso capovolto addosso. Invece hanno fotoshoppato come non ci fosse un domani, ottenendo un mistificatorio effetto rembrandesco.

Potevano anche, la copertina, dedicarla alla nonna; e perché no a Papa Gino Cecchettin, che, nel personalissimo derby familiare, era partito un po’ staccato ma poi ha subito scavalcato la figlia, salvo inciampare in alcuni errori di comunicazione relativi a presunti autogradi sessisti del passato? E va beh, hanno scelto la sora Elena “che ha trasformato”, com’è che dicono?, “il dolore personale in un atto d’accusa, in una lucida analisi del patriarcato”. La lucida analisi sarebbe: mia sorella l’avete ammazzata tutti, lo stupro è di Stato, Salvini boia, diamo fuoco a tutto, Elly sono qua.

Ovviamente, salvo i 4 gatti in fila per 3 col resto di 2 che ancora si ostinano a buttar soldi nell’Espresso ogni settimana, la platea si è divisa a metà: da una parte quelli che si vergognano, dall’altra quelli che si scompisciano. E niente, è più forte di loro, non ce la fanno. L’Espresso conta più direttori che lettori, ma l’effetto Damilano persiste e le copertine scorrono in un tripudio di umorismo involontario, che poi si potrà sempre archiviare alla voce: errori di comunicazione.

Cosa avrebbe fatto questa ventenne infatuata del metal nordico, a parte scontare un dolore terribile ma dirottandolo, maliziosamente, su metà umanità, quella maschile, nel modo più pretestuoso e strampalato, non si capisce: evidentemente all’Espresso va bene così, sta bene quello che non si capisce, oltre un certo limite la militanza uccide la logica, il fanatismo o è irrazionale o non è. Da parte sua, la nuova intellò dell’antipatriarcà, la Giovanna d’Arco del femminismo influencer, proclama: “Sono contenta di essere stata presa sul serio”. Non se l’aspettava neanche lei, ma nel meraviglioso mondo di sinistra, delle Chiara Valerio che per anni portano in processione le Chiara Ferragni, salvo pigliare una facciata contro un pandoro, tutto è possibile e specialmente l’impossibile. Tutto quello che puoi pensare è vero: l’Espresso chiude l’anno in bellezza, per il prossimo ci aspettiamo qualcosa all’altezza, per esempio san Luca Casarini in copertina con le stimmate, e dai buchi scorrono banconote.

Max Del Papa, 22 dicembre 2023

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