Quando il sipario si apre, Donogoo è un nome di fantasia segnato a caso sulla carta geografica, quando si chiude è una vera città. In mezzo c’è un vivace film d’azione, come scrive Goffredo Fofi, «in cui convergono lo spirito d’impresa e lo spirito d’avventura, il calcolo e il caso».
Con questa commedia, scritta da Jules Romains nel 1930, entrata nel repertorio della Comédie-Française e portata al successo da Louis Jouvet, lo spettatore assiste al trionfo di una truffa colossale, ordita da tre personaggi senza scrupoli.
Il banchiere Margajat che fiuta affari d’oro e il professor Le Trouhadec, che manipola la verità pur di essere eletto all’Accademia di Francia, raggiungono i loro scopi grazie all’intraprendente Lamendin. Questi, da aspirante suicida si ritrova dapprima regista per caso del grande bluff geografico-finanziario, poi addirittura padrone assoluto del nuovo regno, fondato una sera da un gruppetto di poveri diavoli in cerca di una città inesistente. «D’altra parte» scrive Romains «tra la verità e l’errore scientifici non c’è mai stato altro che una differenza di data».
E tutti vissero felici e contenti perché, conclude Fofi, «Non ci sono vittime, … ma solo complici: anzitutto banchieri e finanzieri, poi scienziati e giornalisti e altri “uomini di cultura”, e di seguito gli avventurieri, che sono i poveri che smaniano di arricchire».