In verità mi sintonizzo raramente sui programmi di approfondimento politico di La7, soprattutto perché essi rappresentano un gigantesco frattale (astrusa figura geometrica che riproduce in scala in tutte le sue componenti sempre la forma di partenza), riproducendo ossessivamente la stessa propaganda avversa a tutto ciò che odora politicamente di destra.
Martedì mattina, in particolare, ho assistito ad una sorta di improvvisato tribunale dell’inquisizione televisivo, messo in piedi da David Parenzo nel corso de L’Aria Che Tira. Manco a farlo a posta, sul banco degli imputati, ovviamente in contumacia, c’era Elon Musk, un bau-bau di ultima generazione del sinistro pensiero politicamente corretto. Con il conduttore nel ruolo di giudice “imparziale”, a sostenere l’accusa, tra un ghigno e un risolino sardonico, due implacabili inquisitrici del calibro di Tiziana Ferrario e Tonia Mastrobuoni. Due giornaliste molto ortodosse ai tempi della pandemia, tanto da corroborare, una dall’Italia – la Ferrario – e l’altra dalla Germania – la Mastrobuoni – l’arrivo di una catastrofe sanitaria senza precedenti, cosa che poi, come tutti sanno, non è mai avvenuta.
Ebbene, oggi – abbandonata ob torto collo la piaga del Covid-19 – queste ultime hanno pensato bene di arruolarsi in un nuovo esercito della salvezza mondiale: quello si batte per il bene assoluto, contrastando in ogni modo l’avanzata del Dart Fener di turno, ovvero il succitato Musk. Nella fattispecie, il magnate più odiato dal popolo radical chic, soprattutto da quando egli ha smesso di sostenere il Partito democratico, si sarebbe reso responsabile di una gravissima colpa, scoprendo in verità l’acqua calda con una frase banale che sarebbe assai difficile da non condividere da parte di qualunque persona ragionevole. In sostanza, Mask si è semplicemente limitato a dire, riferendosi chiaramente alla destra tedesca, che le attuali generazioni di quel Paese non hanno alcuna responsabilità nelle azioni compiute dai loro nonni e bisnonni.
Ma non basta, la cosa ancora più grave, sempre secondo lo stesso, infallibile tribunale televisivo, è che un analogo concetto è stato espresso in questi giorni da Vladimir Putin. Tutto questo dimostrerebbe, sempre secondo l’accusa, che Musk, braccio destro di Donald Trump, e il presidente russo nuotano nella stessa acqua politica. Ora, che il deus ex machina di Tesla, e di molte altre cose, stia palesemente cercando una sponda politica all’interno della frastagliata e controversa Unione europea sembra evidente anche ai sassi. Tuttavia ciò non significa affatto, come questi spettacolini televisivi vorrebbero indurci a credere, che sia in atto una sorta di torsione autoritaria – tanto per usare una definizione molto di moda in molti salotti dell’opposizione politico mediatica – da parte di una composita coalizione di politici e di autocrati non sta né in cielo e né in terra.
Personalmente, come ho già avuto modo di scrivere, non nutro alcuna particolare simpatia per il presidente russo, mentre nei confronti di Musk mi permetto di sospendere il giudizio in attesa di ulteriori e più concreti sviluppi della sua carriera politica; ma di fronte ad una loro lapalissiana concordanza, su cui sarebbe arduo differire, non penserei mai di basarci un vero e proprio dibattito politico. D’altro canto, almeno su La7, è questo che passa il convento di Urbano Cairo.
Claudio Romiti, 5 febbraio 2025
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