L’intellettuale è marxista. Per questo non ce ne sono “di destra”

L’obiettivo dell’intelligenzia di sinistra è quella di imporre da sempre una dittatura degli intellettuali

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Lo so che il tema della cosiddetta egemonia culturale fa venire il latte alle ginocchia. Però è anche vero che ciclicamente nel dibattito, chiamiamolo politico o pubblicistico, ritorna e ciclicamente non si capisce mai nulla.

Allora, con il vostro permesso, mi vorrei soffermare un po’ su questo tema cercando di sbrogliare un poco la matassa e di capovolgere anche qualche consunto luogo comune.

Dunque, si dice che la destra che è al governo aspira ad avere una sua egemonia però è sprovvista di intellettuali. Allora prendiamo il toro per le corna. La formula “intellettuali di destra” è una vera e propria contraddizione in termini, perché la parola stessa intellettuale è di sinistra e nasce dopo il marxismo. Prima del marxismo non vi sono intellettuali. Vi sono letterati, filosofi, poeti, retori, scienziati, preti. Dopo il marxismo invece nasce la figura dell’intellettuale perché con il marxismo e con Marx, che dice di aver finalmente disvelato l’enigma della storia, nasce quella figura di colui che sa come funziona la società. E, detto in maniera terra terra, è colui che vuole governare le vostre vite e vi dice come dovete pensare e come dovete vivere.

L’obiettivo dell’intelligenza di sinistra e l’obiettivo della dirigenza dei partiti della sinistra è quella di imporre da sempre una dittatura degli intellettuali. Questa è l’egemonia della cultura di Sant’Antonio Gramsci, come lo chiama Giuseppe Bedeschi.

A destra invece l’intellettuale di destra non ha questa pretesa di avere la verità in tasca e dunque non crede che il suo compito sia quello di essere organico al potere, non ritiene che sia il suo compito quello di fare un matrimonio tra la verità e il potere, anzi ritiene che il suo compito, cioè il compito del pensiero, sia sempre quello di mettere un limite, un freno al potere. E per due motivi. Primo, perché il potere non conosce la vostra vita più di quanto non la conosciate voi. Secondo, perché il potere si deve limitare perché se si allarga diventa non solo dannoso ma soprattutto inutile.

Dunque gli intellettuali sono soltanto intellettuali di sinistra, ma gli intellettuali di sinistra aspirano ad essere organici al potere secondo il dettame di Gramsci. Quindi “la egemonia della cultura” della destra non può che essere una cultura della libertà, una sorta di contro-potere, una sorta di continua vigilanza e limitazione del potere. È questo il motivo per il quale non esistono realmente dei veri intellettuali di destra, perché “intellettuale di destra” significa per definizione indipendenza rispetto al potere, significa per definizione critica del potere, autonomia rispetto al potere. Laddove invece “intellettuale di sinistra” vuol dire organico al potere, vuol dire intellettuale collettivo, vuol dire sostanzialmente rinunciare alla propria facoltà di giudizio.

Beh, sembra essere un po’ tutto molto paradossale, eppure è la semplice storia del Novecento. Un secolo tremendo che pensiamo di avere alle spalle. Pensiamo.

Giancristiano Desiderio, 14 luglio 2023

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