La Ripartenza

L’intemerata di Buttafuoco: “Ora basta con Roberto Benigni”

Pietrangelo Buttafuoco ne è convinto: è arrivato il momento, per la cultura di destra, di scrollarsi di dosso ogni complesso di inferiorità che deriva da tanti anni in cui ad una larga fetta di area culturale di questo Paese non è stato dato “un microfono” per esprimere “il suo punto di vista”. Lo ha spiegato alla Ripartenza di Bari all’interno del dibattito sul governo Meloni e in particolare sulla “rivoluzione” in corso nella principale industria culturale italiana: la Rai. “Io sono stanco: – ha detto lo scrittore – è inconcepibile che in una terra meravigliosa con un patrimonio culturale enorme, con la sua letteratura, la sua scienza e i suoi artisti, si debba vibrare di emozione di fronte ai disegni di Zerocalcare e non sapere nulla di Gino De Dominicis. Siamo qui a teatro e io non sopporto l’idea che a scuola dalle professoresse sia ancora avallata l’idea che la Divina Commedia abbia la voce – Dio ce ne scampi – di Roberto Benigni e non quella potente, totale, di un grande pugliese come Carmelo Bene”.

Non solo. “Io non sopporto – ha continuato Buttafuoco – che l’Italia abbia dimenticato la sua natura eccentrica, rivoluzionaria, anticonformista che si permette il lusso di pubblicare l’Ulisse di James Joyce quando era proibito e vietato in tutto il mondo. E spero che in questa orrenda stagione, che nel mondo anglosassone si impone attraverso la cancel culture, in questa orrenda stagione di wokismo, in Italia si possa trovare un’isola, un approdo dove non cancellare niente. Dove dare a tutti l’orgoglio di essere persino sbagliati, non solo scorretti. Perché arte, letteratura e poesia sono la rivoluzione per eccellenza”.

Per riuscire in questo intento, ovviamente, è necessario che l’attuale governo di centrodestra non imploda. Più che dalle opposizioni, infatti, le insidie per il premier Meloni sembrano arrivare dalla sua stessa maggioranza. “Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Forza Italia hanno imparato la lezione”, assicura però Buttafuoco. L’intuizione di Berlusconi fu quella di scoprire un elettorato, una “maggioranza silenziosa”, che “esiste e persiste con lui, prosegue con Salvini e arriva adesso alla Meloni”. Questa area elettorale “non si smuove”, semmai si sposta. Fa salire ora questo ora quell’altro leader. Ma non perdona chi “flirta con la sinistra”, come successo a Forza Italia; non perdona le stagioni del Papeete; e non segue i leader, vedi Carlo Calenda, che si spacciano per moderati ammiccando al Pd. “Il vero soggetto politico del centrodestra è il suo popolo, che avendo avuto quell’interstizio in cui infilarsi grazie a Berlusconi, da lì poi non si è smosso più. E chiede ai tre partiti del centrodestra di non smuoversi più”.

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