“Faccio una domanda provocatoria”. Cosa mi ha risposto Zelensky

L’intervista al presidente ucraino nello speciale di Porta a Porta

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porro zelensky

Ieri al Museo del Risorgimento, in occasione della visita di Zelensky a Roma, è andata in onda una puntata speciale di Porta a Porta. Oltre a Bruno Vespa, ad intervistare Zelensky c’ero anche io. Vi riporto quindi le domande che ho avuto modo di fargli e le relative risposte del presidente ucraino.

1. Presidente, ho molto apprezzato quando lei ha raccontato questo odore di pace che sente qui. È inevitabile rispetto a quello che sta vivendo il suo popolo. Vorrei però farle una domanda pseudo-provocatoria. C’è una parte dell’opinione pubblica che non crede alla propaganda di Putin, ma che rischia di diventare, con il tempo, indifferente alla guerra che sta ammazzando molti suoi concittadini. Lei non pensa che il fattore tempo, che per voi vuol dire vita, per le opinioni pubbliche occidentali significhi anche indifferenza verso la vostra guerra? Lo dico con schiettezza perché un po’ di gente pensa che questa sia una guerra ucraina e si chiede fino a quanto dovremo impegnarci.

Nella sua domanda non c’è alcuna provocazione. Sappiamo cosa ha fatto la Russia e non voglio ripeterlo nel dettaglio. Ogni Paese deve scegliere se rischiare o meno di vedere cose simili a quelle che oggi accadono in Ucraina. Il ricatto energetico è esempio del fatto che i passi di aggressione possono essere vari e diversi. Però c’è un punto chiaro: non ho dubbi che se l’Ucraina cadesse, il passo successivo sarebbe la Moldova. Ci sono poi i Paesi del Baltico, e quelli sono Paesi NATO. E se Putin dovesse arrivare ad invaderli, voi dovreste mandare i vostri cittadini, i vostri figli e i vostri padri a fare questa guerra. Siete membri della NATO. Non si tratta solo di difesa, ma anche di responsabilità. Io sono pragmatico, sono pronto a discutere anche in questa chiave e la vostra società deve capire che è meglio aiutare l’Ucraina che mandare in guerra i propri figli.

2. Il Santo Padre ha parlato di equi-vicinanza rispetto al popolo russo e al popolo ucraino. Immagino che non sia stata una cosa molto gradita al popolo ucraino. Alla via Crucis, qua a Roma, una donna russa e una donna ucraina erano sotto la croce. È questo il profilo di un possibile mediatore per la pace o è fuori da ogni discussione che ci sia un’equi-vicinanza a coloro che dovranno costruire questa pace?

Con tutto rispetto a sua santità, non abbiamo bisogno di mediatori tra l’Ucraina e l’aggressore che ha preso ed occupato i nostri territori. Dobbiamo invece scrivere un piano di pace ucraino. Voglio ricordare che noi avevamo una piattaforma di mediazione tra Ucraina e Russia. Era il formato Normandia e, tecnicamente, si chiamavano accordi di Minsk. In 8 anni, nessun risultato. Piano piano (i russi n.d.r.) hanno cambiato i passaporti alle persone e revocato la cittadinanza alle persone che stavano sui territori occupati. Hanno addirittura vietato la lingua ucraina. Com’è possibile? Voi sapete che hanno fatto divieto di avere una chiesa ucraina? Si sono infiltrati ovunque, hanno portato solo la Russia e solo il male, quindi non si può fare la mediazione con Putin. Conosciamo le conseguenze, non è questione del Vaticano, dell’America o della Cina. Putin sa solo uccidere, non possiamo avere una mediazione con lui.

3. Lunedì dovrebbe arrivare l’inviato cinese a Kiev. Alcune indiscrezioni dicono che i cinesi abbiano armato una parte dell’esercito russo. Vi fidate dei cinesi? Vi potete sedere allo stesso tavolo? Sono affidabili per voi?

Ho parlato con il leader della Cina. Abbiamo discusso alcune questioni molto importanti. Contiamo che la Cina non diventi il fornitore delle armi alla Russia e non sostenga la Russia con a tecnologia. Xi Jinping mi ha assicurato che non saranno coinvolti, non invieranno armi e che quindi non sosterranno la Russia.

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