L’Iran potrebbe avere un’atomica entro tre mesi

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Neanche il Covid-19, con la scia di morti che ha seminato in Iran, il numero preciso non lo sapremo mai, e le rivolte interne, sempre soffocate nel sangue dai Guardiani della Rivoluzione, o le sanzioni internazionali, che sono riuscite solo ad affamare la popolazione civile, hanno fermato la smania nucleare degli Ayatollah. Questa volta a dire che, nonostante gli accordi internazionali, il programma nucleare iraniano non ha avuto la minima battuta di arresto, non è Israele ma due rapporti che sono stati pubblicati nell’ultimo mese. Si tratta di due pubblicazioni, una americana e l’altra che arriva direttamente dai servizi di intelligence tedeschi. Ambedue i rapporti giungono alla stessa conclusione e cioè: l’Iran sta continuando con il programma nucleare e entro circa tre mesi potrebbe avere uranio arricchito in quantità sufficiente per una prima bomba atomica.

L’A.I.E.A., l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, ha recentemente dichiarato che il regime iraniano non consente ai suoi ispettori l’ingresso in due siti dove c’è un’attività sospetta e materiale non dichiarato. Questa è solo l’ultima delle violazioni iraniane all’accordo sul nucleare, violazioni che sono state alla base, insieme a informazioni di intelligence che la Casa Bianca ha preso in seria considerazione, e che hanno portato il Presidente Usa Donald Trump ha ritirarsi dagli accordi di Ginevra. Dai rapporti giunti da Washington e da Berlino, per non parlare di quelli che giornalmente arrivano da Vienna dove l’A.I.E.A. ha la sua sede centrale, si capisce che proprio nei due siti interdetti si lavora febbrilmente, e se a questo aggiungiamo che nel mese di ottobre scadranno le sanzioni sulla vendita di armi all’Iran, con la Russia e la Cina che si oppongono in tutte le sedi internazionali alla richiesta Usa di prolungare l’embargo, richiesta inoltrata anche al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, abbiamo la quadratura del cerchio.

Israele, dopo che tutte le prove presentate in questi anni agli ‘alleati’ occidentali sono state ignorate, dopo che esperti della Cia americana, dell’MI-6 inglese e del Bundesnachrichtendienst Bnd, i servizi segreti della Repubblica Federale di Germania, hanno potuto analizzare ben cinquecento chilogrammi di documentazione sul programma nucleare iraniano che agenti del Mossad avevano trafugato a Teheran, ha probabilmente deciso, considerando che nessuno vuole o ha il coraggio di mettere l’Ayatollah davanti alle loro responsabilità, di agire da sola.

Le informazioni contenute nei rapporti della C.I.A. e del B.N.D. di cui ho scritto all’inizio di quest’articolo, sono solamente altri pezzi di un puzzle che, visto nell’insieme, portano a pensare, a livello di analisi militari e di opzioni possibili, che tra pochi mesi l’Iran potrebbe avere la bomba atomica e, se scadono le sanzioni, anche la possibilità di ottenere le armi avanzate che possano fare sia da vettore alla testata e portarla lontano per bombardamenti nucleari improvvisi, sia per proteggere il proprio territorio da eventuali strike aerei, preventivi o di risposta.

Sia la Russia che la Cina, le stesse potenze che si oppongono al prolungamento delle sanzioni, aspettano solamente il momento giusto per aprire i loro supermercati militari con la speranza di incamerare qualche miliardo di dollari a discapito di quegli equilibri che dal 1973, Guerra dello Yom Kippur, hanno mantenuto il Medioriente in una sorta di calma relativa. Non potersi fidare di nessuno e non lasciare in mani altrui la propria sicurezza sono i motivi per i quali da anni i piloti dell’aeronautica militare israeliana si esercitano su una distanza cha varia fra i 1200 e i 1300 chilometri in linea d’aria.

Una distanza così ampia ha sempre fatto pensare alla preparazione di una missione in un paese molto distante. E siccome l’Iran è il paese nemico più lontano ed è anche quello che da anni, direttamente o indirettamente, minaccia l’esistenza stessa di Israele, è fin troppo facile capire contro chi e contro cosa l’Aeronautica Militare Israeliana si stia preparando.

D’altro canto sia Washington, anche ai tempi di Obama, che Gerusalemme, hanno sempre dichiarato che l’opzione militare era congelata ma non annullata e se Russia e Cina dovessero continuare nel voler fare affari e vendere armi di ultima generazione a un regime sanguinario che aspetta solo di essere pronto per fare la prima mossa, è probabile che Israele dovrà aprire, se non l’ha già fatto, con il consenso americano, palese o da dietro le quinte, la porta del surgelatore e decongelare quei piani prima che sia troppo tardi.

Michael Sfaradi, 18 giugno 2020

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