Liti al governo: Mattarella difenda il decoro delle istituzioni

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«Il Dpcm è sbagliato perché non poggia su dati scientifici, ma sulle ansie di alcuni ministri preoccupati». Il virgolettato non richiama le parole di un burbero sovranista ma del leader di Italia Viva, Matteo Renzi, che in una intervista rilasciata a Repubblica recita il requiem del governo Conte bis. Il senatore di Scandicci dopo aver principiato l’esperimento estroso dell’alleanza rossogialla ne sta per decretare l’epilogo infausto.

Renzi contro tutti

Matteo Renzi spara bordate al presidente del Consiglio e indirettamente anche al segretario dei dem Nicola Zingaretti, principale tutore delle misure restrittive emanate, definendo l’ultimo dpcm «un decreto che non riduce il numero dei contagiati, ma aumenta il numero dei disoccupati». Renzi bolla Conte come un populista e gli ricorda che senza la famigerata mossa del Cavallo, che diede respiro ad una legislatura compromessa dalla prematura fine della maggioranza gialloverde, si occuperebbe della sua cattedra universitaria con le incognite della didattica a distanza.

Renzi mette in discussione l’intero impianto della gestione emergenziale, tant’è che sollecitato sulle chiusure decretate dalla Francia e dalla Germania aggiunge: «Il virus è forte in tutta Europa, ma si tratta comunque di due Paesi che tengono aperte le scuole. Qui abbiamo pensato ai banchi a rotelle e non ad avere un punto medico in ogni istituto». È palese la stilettata al commissario straordinario Domenico Arcuri e al ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina. Stemperare le parole di Renzi, derubricandole come fisiologica dialettica politica, sarebbe un misero tentativo di velare la realtà di una maggioranza parlamentare frantumata e incapace di riconoscersi in un chiaro indirizzo politico.

Mattarella batta un colpo

Renzi ha certificato la conclusione dell’esperienza del Conte bis e fare finta di niente significherebbe continuare a simulare la compattezza dell’esercizio di governo, mentre una forza politica determinante per la sua stabilità ne scredita apertamente l’operato. È ovvio che non è più credibile l’azione del presidente del Consiglio che dovrebbe prendere atto delle parole del leader di Italia Viva e assumere le conseguenti iniziative per preservare un minimo di decoro istituzionale.
Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, non può rimanere indifferente alla disgregazione della maggioranza parlamentare. Il Quirinale dovrebbe essere il faro che orienta la navigazione delle istituzioni, soprattutto nella fase attuale, attraversata da un ciclone socio-sanitario-economico, che non può essere guidata da un nocchiero ammutinato dal suo equipaggio.

Le divisioni interne alla maggioranza sono ormai esplicite e Conte ne è talmente consapevole che nell’informativa urgente al Parlamento sull’ultimo Dpcm ha evitato, temendone l’esito, il voto dell’assemblea. Il governo non riesce a fornire alle categorie economiche le motivazioni, supportate da evidenze scientifiche, sulle misure penalizzanti per la loro sopravvivenza. Non esistono studi sulla correlazione fra i contagi e quelle attività oggetto di severe limitazioni operative.

Chiudere le palestre frequentate dai giovani e al contempo avallare la congestione del servizio pubblico di trasporto, su cui viaggia anche l’utenza anziana, significa consumare una sovversione logica. Il quadro di incertezza in cui opera il governo sta generando smarrimento e conseguente rabbia sociale che può essere placata solo da una riconfigurazione governativa, ispirata alla competenza, che rigeneri l’irrinunciabile sentimento di fiducia e unità nazionale.

Andrea Amata, 30 ottobre 2020

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