L’Onu si immischia su Cospito (ma sbaglia)

L’alto Commissario per i diritti umani: “Assicurare il rispetto degli standard internazionali”

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La notizia è che l’Alto Commissariato dell’Onu per i diritti umani ha chiesto al Belpaese di “rispettare la dignità di Alfredo Cospito“. La “dignità” di un anarchico che – lo ricordiamo – si trova in carcere non perché vittima di un regime dittatoriale, ma perché riconosciuto colpevole in tre gradi di giudizio di aver gambizzato un innocente e aver commesso un’altra sequela di reati di stampo terroristico. La “dignità” di un condannato al regime del 41bis non in seguito al decreto di un autocrate, ma perché ritenuto dalle autorità giudiziarie ispiratore di azioni sovversive contro lo Stato da parte della rete anarchica.

Se quindi il 1 marzo del 2023 l’Alto commissario Onu per i diritti umani ha davvero inviato al governo una “richiesta di applicazione di misure temporanee cautelative” per Cospito visto il suo sciopero della fame e le sue condizioni di salute, forse deve essere stato mal informato sulla vicenda. Già, perché solo pochi giorni fa sia il ministro della Giustizia Carlo Nordio (dopo parere positivo dei magistrati competenti) che la Suprema Corte di Cassazione hanno confermato quello che già un altro Tribunale di Sorveglianza aveva certificato: ovvero che la detenzione al 41bis per Cospito è lecita e proporzionata. Insomma: fatta secondo le norme.

Per approfondire

Ora, si può discutere l’esistenza stessa del 41bis, se vogliamo. Ma non si capisce bene per quale motivo l’Onu debba richiedere “all’Italia di assicurare il rispetto degli standard internazionali”, e cioè il divieto di tortura, di punizioni disumane e il rispetto della dignità umana. In fondo Cospito, benché fiaccato dallo sciopero della fame, è sottoposto a tutte le cure del caso: il Dap lo ha trasferito prima al carcere di Opera e poi in ospedale, lo monitora giorno per giorno. E questo nonostante “il detenuto non sia affetto da una patologia cronica invalidante” ma “si sta volontariamente procurando uno stato di salute precario, perseverando nel suo comportamento nonostante i reiterati inviti da parte dell’autorità sanitaria di desistere dal mantenere siffatta condotta”.

Va anche detto che, come fa notare il ministero della Giustizia, il ricorso dei legali di Cospito alla Commissione Diritti Umani “è stata trattata dalle Nazioni Unite secondo la procedura ordinaria applicabile a ogni petizione ricevuta”. In sostanza richiesta di garantire il rispetto di una detenzione conforme agli standard non è un giudizio sulle condizioni attuali in cui è recluso a Opera Cospito che deve ancora arrivare. Banalmente l’Onu chiede informazioni e domanda se le condizioni di detenzione rispettano i patti internazionali. Niente di eclatante. L’Italia “fornirà all’Onu le informazioni richieste” e poi si vedrà. Ma pare difficile che l’Alto commissario possa ribaltare la sentenza della Cassazione. In fondo se Cospito rischia la vita non è per colpa del 41 bis, ma di uno sciopero della fame che si è autonomamente imposto.

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